BRUXELLES - L'istituzione di un pedaggio in Germania per l'uso delle strade federali da parte degli autoveicoli privati è contrario al diritto dell'Unione perché "è discriminatorio dato che il suo onere economico grava, in pratica, sui soli proprietari e conducenti di veicoli immatricolati in altri Stati membri". Lo ha stabilito oggi la Corte di giustizia Ue del Lussemburgo con una sentenza emessa in seguito alla causa aperta in seguito al ricorso presentato dall'Austria contro il provvedimento tedesco.
La vicenda su cui è intervenuta la Corte Ue nasce nel 2015, quando la Germania predispose la normativa per l'introduzione di un canone per l'uso delle strade federali, comprese le autostrade, per modificare il sistema di finanziamento delle infrastrutture viarie. Secondo la normativa, tutti i proprietari di veicoli immatricolati in Germania dovranno versare il canone, sotto forma di bollo annuo, per un importo massimo pari a 130 euro. Ma il provvedimento prevede anche che i tedeschi beneficeranno di un'esenzione dalla tassa sugli autoveicoli per un importo almeno equivalente a quello del canone da essi versato. Per i veicoli immatricolati all'estero non è prevista invece alcuna esenzione.
E il canone dovrà essere pagato dal proprietario o dal conducente nel caso di uso delle autostrade secondo le seguenti modalità: bolli di 10 giorni (da 2,50 a 25 euro), di due mesi (da 7 a 50 euro) o di un anno (130 euro al massimo). L'Austria ha ritenuto che il combinato effetto del canone per l'uso delle infrastrutture e dell'esenzione dalla tassa sugli autoveicoli per i veicoli immatricolati in Germania nonché le modalità di configurazione e applicazione del canone per l'uso delle infrastrutture fossero contrarie al diritto dell'Unione, segnatamente al divieto di discriminazioni basate sulla cittadinanza. E dopo aver chiesto senza successo l'intervento della Commissione europea ha deciso di presentare ricorso davanti alla Corte di giustizia.
Oggi i giudici europei hanno stabilito che il canone per l'uso delle infrastrutture, combinato con l'esenzione dalla tassa sugli autoveicoli di cui beneficiano i proprietari di veicoli immatricolati in Germania, costituisce una discriminazione indiretta basata sulla cittadinanza e una violazione dei principi della libera circolazione delle merci e della libera prestazione dei servizi. In particolare, la Corte ha riconosciuto che le modalità di applicazione della tassa fanno si che l'onere economico di detto canone gravi, di fatto, sui soli proprietari e conducenti di veicoli immatricolati in altri Stati membri. Rappresentando quindi una violazione del divieto di discriminazione contemplato dal diritto europeo.
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