BRUXELLES - In caso di licenziamento illegittimo, un lavoratore assunto con il Jobs Act non ha diritto al reintegro, e la norma non è contraria al diritto dell'Ue: lo ha stabilito la Corte Ue nella sentenza del caso di KO, licenziato insieme ad altre 350 persone nel 2017 dalla Consulmarketing SpA, e unico a non essere reintegrato dopo che il Tribunale di Milano aveva definito illegittimo il licenziamento, perché assunto a tempo indeterminato dopo il Jobs Act. Per la Corte, un lavoratore assunto fino al 7 marzo 2015 (data del Jobs Act) può rivendicare la sua reintegrazione, al contrario di chi è stato assunto dopo. E non c'è discriminazione.
Per effetto del Jobs Act, spiega la Corte, "vi sono due regimi successivi di tutela dei lavoratori in caso di licenziamento collettivo illegittimo. Da un lato, un lavoratore a tempo indeterminato, il cui contratto è stato stipulato fino al 7 marzo 2015, può rivendicare la sua reintegrazione nell'impresa. D'altro lato, un lavoratore a tempo indeterminato, il cui contratto è stato stipulato a partire da tale data, ha diritto soltanto a un'indennità entro un massimale". Il Tribunale di Milano, ricordano i giudici, "ha chiesto alla Corte se il diritto dell'Unione osti ad una simile normativa". Con la sentenza di oggi, "la Corte risponde negativamente a tale questione".
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