"È una buona notizia quando uno Stato membro vede che la crescita è superiore alle attese malgrado il contesto estremamente delicato durante il quale abbiamo tutti operato lo scorso anno. Non bisogna dimenticare che lo scopo di tutta la nostra politica è di far sì che l'attività economica riprenda". Così il portavoce della Commissione europea, Eric Mamer, rispondendo a una domanda sull'ipotesi che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) di uno Stato membro, compresa l'Italia, possa essere rivisto non solo per un diverso contesto di inflazione ma anche sulla base di dati sulla crescita migliori di quanto atteso.
Una portavoce ha poi ricordato che il regolamento sul Recovery prevede che l'allocazione massima attuale per le sovvenzioni sia "indicativa", con il 30% dell'importo "suscettibile di essere modificata", conformemente a quanto concordato dai leader Ue nel luglio 2020 e all'articolo 11 del regolamento.
In concreto, significa che l'allocazione delle sovvenzioni sarà ricalcolata al più tardi il 30 giugno 2022 per determinare i massimali finali per ogni Paese membro. E il nuovo calcolo si baserà sui "risultati effettivi per quanto riguarda la variazione del Pil reale nel 2020 e la variazione aggregata del Pil reale nel periodo 2020-2022", ha precisato la portavoce.
Nei casi in cui l'ammontare finale delle sovvenzioni sia più basso rispetto a quello inizialmente stimato, ci sono tre opzioni per gli Stati membri: "la possibilità di presentare un piano rivisto includendo il trasferimento di fondi da altre risorse Ue, come i fondi di coesione"; "la possibilità di colmare le lacune con fondi nazionali"; oppure "la possibilità di presentare un piano rivisto con una richiesta di prestito, fino al 31 agosto 2023, e il massimo per il prestito è 6,8 per cento del Pil lordo nazionale". "Se l'ammontare pari al 6,8 per cento del Pil lordo è già stato raggiunto da un Paese, non si può fare richiesta per un altro prestito", ha precisato la portavoce.
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