BRUXELLES - Ospitare giornalisti russi di media bloccati dalle sanzioni - come Sputnik e Russia Today - non deve eludere le sanzioni Ue contro la propaganda russa sull'Ucraina. Non si tratta di censurare le opinioni ma "è importante che sia contestualizzato" il loro background. Inoltre, "le emittenti di Ue e Stati membri non devono permettere l'incitamento alla violenza o all'odio nei programmi, come previsto dalla direttiva" sulle attività dei media Ue. Lo dice un portavoce della Commissione Ue interpellato sul fatto che nei media italiani siano invitati ai talk show giornalisti russi e che almeno due di loro siano sulla lista dei sanzionati.
"L'Unione europea ha adottato sanzioni sulla disinformazione e manipolazione dell'informazione dal 2 marzo", con la sospensione di Russia Today e Sputnik in Europa, ha ricordato il portavoce. "Si tratta di una misura eccezionale, mirata e temporanea, adottata in un contesto molto specifico e senza precedenti. È importante sottolineare che, naturalmente, la libertà di espressione è di fondamentale importanza, ma qui non si tratta di censurare le opinioni, non è una censura delle opinioni. I giornalisti che hanno lavorato" per tali media "non sono interessati dalle sanzioni, ma c'è una clausola di non elusione e questa clausola di non elusione si applica anche ai giornalisti. Quindi la libertà di espressione non può essere invocata da altri media per aggirare le sanzioni". "In questo contesto è allora molto molto importante per i media che sia contestualizzato" dove abbiano lavorato in passato i giornalisti russi, ha concluso il portavoce della Commissione Ue. Della presenza dei giornalisti russi nei talk show si sta occupando in Italia anche la commissione di Vigilanza, che ha coinvolto nella questione il Copasir. La domanda - sollevata nella bicamerale di controllo sulla Rai - è se i cronisti ospitati possano essere considerati funzionari del Cremlino ed eventualmente espressione dei servizi segreti, e se ciò metta a rischio la sicurezza nazionale.
A sollevare la questione in commissione, tra gli altri, il deputato Pd Andrea Romano, che giovedì scorso, parlando a Un giorno da pecora, ha chiamato in causa il programma Cartabianca: "La Rai potrebbe dare più spazio a quei giornalisti russi a cui è stata tolta la parola - ha detto Romano - Invece, ad esempio, Bianca Berlinguer nel suo programma, sbagliando secondo me, invita coloro che sono in tutto e per tutto dei funzionari del ministero della Difesa russo, non un ministero qualunque". Il riferimento era a Nadana Fridrikhson, giornalista della tv Zvezda, di proprietà del ministero della Difesa di Mosca. "Faccio presente che la giornalista, di cui abbiamo detto da subito che lavora in una televisione legata al ministero della Difesa, ha partecipato, prima che a Cartabianca, già dal 12 aprile, a numerose trasmissioni su reti nazionali di La7 e di Mediaset", aveva precisato Berlinguer dopo le parole di Romano, aggiungendo che, se venisse accertato che fosse una spia, "si porrebbe una questione di sicurezza nazionale che non riguarderebbe, evidentemente, il solo servizio pubblico".
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