BRUXELLES - Siglato l'accordo politico tra i colegislatori Ue - ovvero Consiglio e Parlamento - su una tabella di marcia comune sul sistema europeo di asilo e sul nuovo patto in materia di migrazione e asilo. "Ciò conferma l'impegno comune a compiere tutti i passi necessari per l'adozione delle proposte legislative relative alla gestione dell'asilo e della migrazione prima della fine della legislatura: accogliamo l'accordo con favore", nota la Commissione. "È importante avere ora un percorso chiaro, con un calendario per i negoziati tra colegislatori, che inizieranno al più tardi entro la fine del 2022 e si concluderanno entro febbraio 2024".
"La Commissione continuerà a dare il suo pieno sostegno al Parlamento Europeo e alle presidenze ceca del Consiglio, nonché a quelle future, per far progredire i negoziati". La Commissione ha presentato nel settembre del 2020 un Nuovo Patto sulla migrazione e l'asilo, che definisce un approccio più equo ed europeo alla gestione di queste realtà. L'obiettivo è quello di mettere in atto "una politica globale e sostenibile, che fornisca una risposta umana ed efficace a lungo termine alle attuali sfide della migrazione irregolare, sviluppando percorsi di migrazione legale, integrando meglio i rifugiati e gli altri nuovi arrivati e approfondendo i partenariati sulla migrazione con i Paesi di origine e di transito per un vantaggio reciproco".
Un nuovo meccanismo di governance garantirà una più equa ripartizione delle responsabilità e un'efficace solidarietà tra gli Stati membri, con sistemi nazionali di gestione della migrazione sempre più integrati in un insieme europeo. A latere, diciotto Stati membri, tra cui l'Italia, e tre Stati associati, hanno adottato nel giugno scorso una dichiarazione sull'attuazione di "un meccanismo temporaneo di solidarietà" per rispondere alle difficoltà migratorie dei Paesi di primo ingresso che si affacciano sul Mediterraneo, grazie alla mediazione della Presidenza francese del Consiglio Ue. Il contributo di solidarietà contempla il ricollocamento (presa in carico in uno Stato membro di richiedenti asilo già registrati in un Paese di primo ingresso, ndr) e per i Paesi che non accettano questa forma di solidarietà si prevedono altri contributi, finanziari o di personale per la gestione dei confini.
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