BRUXELLES - "Non c'è e non ci sarà alcun consenso al trasferimento forzato dei migranti in Polonia". Lo scrive in un tweet il ministro degli Interni polacco, Mariusz Kaminski.
Varsavia, spiegano fonti diplomatiche, si è opposta fin dall'inizio ai ricollocamenti obbligatori dei richiedenti asilo, suggerendo piuttosto un approccio flessibile nel sostegno degli Stati membri sottoposti a pressioni migratorie in modo da tener conto delle "preferenze e delle capacità degli Stati membri che esprimono solidarietà". I negoziati in seno al Consiglio dell'Ue sul nuovo patto sulla migrazione e l'asilo hanno avuto un'accelerazione, notano le stesse fonti, rimarcando che "l'obiettivo della Presidenza svedese è raggiungere una posizione negoziale del Consiglio a giugno".
Tuttavia, l'attuale proposta "de facto omette ancora misure di solidarietà alternative, costringendo in ultima analisi gli Stati membri a partecipare ai trasferimenti o a fornire contributi finanziari", sottolinea Varsavia, che guarda a questa soluzione come ad un modo per punire le decisioni di non ricollocare i migranti. "Questo - dicono - non soddisfa le nostre richieste, non vediamo un equilibrio per il momento".
"Ho capito che ci sono state perplessità sull'ultima proposta della presidenza svedese sul regolamento sulla gestione dell'asilo e della migrazione. Voglio essere chiara: la redistribuzione obbligatoria non era, non è e non sarà presente nella proposta. La solidarietà obbligatoria è altra cosa. I Paesi di primo ingresso vanno sostenuti nell'importante lavoro di gestione delle frontiere esterne. Ma la ricollocazione obbligatoria è fuori discussione". Lo scrive in un tweet la ministra per la Migrazione svedese, Maria Stenergard. "Un chiarimento importante e tempestivo", ha commentato la commissaria agli Affari Interni Ylva Johansson.
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