BRUXELLES - Lo strumento per le riforme e la crescita dei Balcani occidentali da 6 miliardi di euro dovrebbe aiutare questi paesi a soddisfare le condizioni per l'adesione all'Ue, ma è necessario proteggere meglio queste ulteriori risorse. È quanto suggerisce la Corte dei conti europea in un parere sul piano proposto dalla Commissione europea lo scorso novembre per aumentare la convergenza socioeconomica di Serbia, Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Montenegro e Macedonia del Nord, in vista del loro futuro ingresso nell'Ue. In particolare, i giudici contabili promuovono l'introduzione di condizioni più stringenti per l'accesso ai finanziamenti, pur avvertendo del rischio che tali condizioni non siano abbastanza ambiziose e che gli indicatori non siano sufficientemente chiari e misurabili. "Resta anche difficile garantire la sostenibilità delle riforme, in particolare alla luce della scarsa capacità amministrativa della regione", afferma Laima Liucija Andrikienė, membro della Corte responsabile del parere. "La Commissione - aggiunge - non dovrebbe solo formulare osservazioni, ma anche poter chiedere ai governi dei Balcani occidentali di rivedere e modificare di conseguenza i propri programmi di riforme". Il piano di crescita per i Balcani, costituito da un mix di sussidi (2 miliardi) e prestiti (4 miliardi), rappresenta un aumento sostanziale (oltre il 40%) dei finanziamenti previsti per la regione fino al 2027, osservano ancora gli auditor, sottolineando tuttavia come l'assenza di una valutazione d'impatto o di un documento analitico, non consenta di esaminare in che misura il sostegno possa contribuire al conseguimento dei principali obiettivi dello strumento. Infine, gli auditor propongono di chiarire alcune disposizioni sui diritti di audit della Corte dei conti europea e sull'accesso alla documentazione per garantire un adeguato controllo.
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