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Il Consiglio Ue vara la direttiva anti-violenza contro le donne

Il Consiglio Ue vara la direttiva anti-violenza contro le donne

Norme su mutilazione genitale, matrimoni forzati, 'revenge porn'

Bruxelles, 07 maggio 2024, 12:30

Redazione ANSA

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Il Consiglio Ue vara la direttiva anti-violenza contro le donne - RIPRODUZIONE RISERVATA

BRUXELLES - Il Consiglio Ue ha dato il via libera a una direttiva per combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica. "Un'azione decisa contro questi atti di violenza è essenziale per garantire i valori e i diritti fondamentali di uguaglianza tra donne e uomini e di non discriminazione", nota il Consiglio. La legge impone a tutti i Paesi dell'Ue di considerare reato la mutilazione genitale femminile, il matrimonio forzato e la violenza informatica, come la condivisione non consensuale di immagini intime.

La nuova legge contiene anche misure per prevenire la violenza contro le donne e la violenza domestica e stabilisce standard per la protezione delle vittime di questi reati. "Si tratta di un momento fondamentale per il rafforzamento dei diritti delle donne. La vera uguaglianza può avvenire solo quando le donne possono vivere senza il timore di subire molestie, aggressioni violente o danni fisici. Questa legge è un passo importante per far sì che ciò accada", ha detto Marie-Colline Leroy, Segretario di Stato belga per l'uguaglianza di genere.

La commissione di questi reati sarà punita con pene detentive che vanno da un minimo di uno a cinque anni. La direttiva contiene anche un'ampia lista di circostanze aggravanti, come il fatto di aver commesso il reato contro un bambino, un ex coniuge o partner o un rappresentante pubblico, un giornalista o un difensore dei diritti umani, che comportano pene più severe. La direttiva contiene anche norme dettagliate sulle misure di assistenza e protezione che gli Stati membri devono fornire alle vittime.

Per proteggere la privacy della vittima e prevenire la vittimizzazione ripetuta, gli Stati membri devono inoltre garantire che le prove relative alla condotta sessuale passata della vittima siano ammesse nel procedimento penale solo se pertinenti e necessarie. Gli Stati membri hanno tre anni di tempo dall'entrata in vigore della direttiva per recepirla nel diritto nazionale.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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