(di Mattia Bernardo Bagnoli)
L'Ue si appresta a varare
l'ennesimo giro di vite contro la disinformazione, applicando
misure restrittive a tre grandi media russi - l'agenzia di
stampa Ria Novosti, i quotidiani Izvestia e Rossiskaya Gazeta -
e al network Voice of Europe, che secondo gli 007 cechi farebbe
capo a Mosca. I 27 rappresentanti permanenti hanno infatti dato
il via libera, che dovrà essere approvato ufficialmente al
prossimo Consiglio, probabilmente quello Affari Esteri del 27
maggio. La stretta avviene nel quadro di un "aumento sensibile"
della manipolazione dell'informazione - in gran parte di origine
russa - in vista delle elezioni europee. E ora Mosca minaccia
ritorsioni in risposta.
La crescita degli episodi, documentata dalle strutture
comunitarie come EUvsDisinfo e dalle autorità nazionali, è "sia
qualitativa che quantitativa" e punta, come al solito, a creare
"confusione e sfiducia nel processo democratico". Le tecniche
impiegate - afferma un alto funzionario europeo che ha
conoscenza diretta del dossier - prevedono sia "interferenze
dirette che indirette", con attori impegnati ad "amplificare"
frizioni già presenti nel dibattito pubblico, per esempio "le
proteste degli agricoltori". "Una cosa va subito precisata",
spiega la fonte. "Il fatto che stiamo registrando un aumento
nella disinformazione non significa che la legittimità delle
elezioni sia a rischio, anzi: la vediamo, la denunciamo, ci
interfacciamo con le strutture preposte negli stati membri,
siamo pronti".
Stilare un paragone con le elezioni del 2019 "è difficile"
perché quantificare la disinformazione non è "una scienza
esatta, più la si cerca più la si trova" e, soprattutto, "gli
strumenti sono migliorati in questi cinque anni". Questo vale
però anche per i disinformatori. Le strutture dell'Ue
individuano infatti campagne lanciate su "più piattaforme
contemporaneamente, l'uso dell'intelligenza artificiale per
produrre contenuti a basso costo o per le traduzioni", la
creazione di siti ad hoc, a volte "copie di testate legittime
mainstream".
Le tecniche variano ma un esempio pratico è quello dei domini
'Pravda'. Dalle indagini di EDMO - European Digital Media
Observatory - è emerso che nell'arco di una settimana (20-26
marzo 2024) la rete di siti Pravda è stata attivata in 19 paesi
dell'Ue: Grecia, Italia, Paesi Bassi, Danimarca, Croazia,
Repubblica Ceca, Slovacchia, Bulgaria, Romania, Finlandia,
Svezia, Portogallo, Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria,
Cipro, Irlanda, Slovenia (la registrazione dei siti è di un
anno, per coprire le elezioni europee). Tutti i siti web
utilizzano lo stesso tipo di fonti, in particolare i media russi
di proprietà o controllati dallo Stato, "come Tass, Ria Novosti,
Lenta, Tsargrad e così via". I siti ripubblicano spesso
contenuti provenienti da account specifici, il che suggerisce un
elevato volume di automazione, e il loro comune modus operandi
indica chiaramente "un coordinamento dietro le loro
pubblicazioni", si legge nel rapporto.
Il testo approvato dagli ambasciatori presso l'Ue prevede
anche il divieto di finanziamento russo dei media, delle Ong e
dei partiti politici europei. La Russia, attraverso la portavoce
del ministero degli Esteri Maria Zakharova, ha messo in guardia
l'Ue che risponderà colpo su colpo. "Se queste misure verranno
prese contro i media russi e i giornalisti russi, allora,
nonostante i corrispondenti occidentali non lo vogliano,
toccheranno con mano le nostre misure di ritorsione", ha detto
Zakharova. "Risponderemo con velocità fulminea e in modo
estremamente doloroso per gli occidentali", ha tuonato.
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