(di Michele Esposito)
L'apertura a Giorgia Meloni è un
fatto. La chiusura a Marine Le Pen una certezza finora
granitica. Il dialogo con l'intero gruppo dei Conservatori e
Riformisti, del quale Fdi è parte, un rebus molto complicato.
Ursula von der Leyen, in occasione del dibattito tra gli
Spitzenkandidaten all'Eurocamera, ha cominciato a dare qualche
indizio in più sulla maggioranza che ha in mente per una sua
possibile conferma. Una maggioranza in cui la premier italiana
potrebbe avere il suo posto. "Lavoro bene con lei, è
un'europeista", ha sottolineato la presidente della Commissione
uscente rimarcando come Meloni sia stata "chiara anche sulla
posizione contro Putin". Filo-Ue e filo-Ucraina: due dei tre
elementi richiesti dal Ppe per entrare in maggioranza sono
pienamente rispettati da Fdi, secondo von der Leyen. Ma la
candidata è rimasta ben più vaga sulla terza condizione, il
rispetto dello Stato di diritto. Sulla comunità Lgbtiq+ "abbiamo
un approccio completamente diverso", sono state le sue parole.
Il dibattito nell'emiciclo dell'Eurocamera, a Bruxelles, è
stato probabilmente anche l'ultimo tra gli Spitzenkandidaten
prima del voto. Oltre a von der Leyen sul palco sono saliti
Nicolas Schmit, candidato dei Socialisti, Terry Reintke, nome di
punta dei Verdi e Sandro Gozi, nel Team Europe dei liberali. Il
gruppo Ecr, che ha deciso di non avere un suo Spitzenkandidat
non ha inviato un suo rappresentante. Assente anche l'estrema
destra del gruppo Id, presente ai due precedenti dibattiti
pubblici con il danese Anders Visisten. Ma la destra è stato
comunque il convitato di pietra del dibattito, trasmesso in
eurovisione. E dell'Italia si è parlato eccome. L'apertura di
von der Leyen a Meloni ha fatto andare su tutte le furie sia i
Socialisti che i liberali. "Più lei apre a Meloni e a Fratelli
d'Italia, più noi diciamo no. Se vuole aprire a questi, rinuncia
a noi", ha avvertito Gozi. L'attacco di Schmit al governo è
stato frontale. "Vediamo cosa fa la destra in Italia dove i
diritti delle donne e dei media" sono "sotto attacco", ha
sottolineato il lussemburghese, innescando la veemente replica
dei meloniani. "Elly Schlein si dissoci immediatamente da queste
parole inaudite", ha tuonato Carlo Fidanza.
Eppure, al di là dei piccati botta e risposta, per von der
Leyen il problema si pone. La stessa segretaria del Pd, in
un'intervista a La Stampa, ha ricordato che "a Berlino insieme a
Scholz e a tutte le altre forze del Pse abbiamo detto che mai
saremo in coalizione con le forze nazionaliste". Il tema è
proprio questo: qual'è il confine che il Ppe e von der Leyen
pongono nella scelta dei loro alleati. Il leader dei Popolari,
Manfred Weber, ha chiarito che il punto di partenza sarà la
cooperazione con Socialisti e Renew. Ma ci sono due elementi da
considerare: la maggioranza Ursula avrà molto probabilmente meno
seggi; i rapporti tra Ppe e S&d sono ai minimi. A ciò va
aggiunto che i liberali stanno vivendo giorni di tempesta, dopo
l'accordo della loro componente olandese con l'estrema destra di
Geert Wilders. A Meloni Weber guarda da tempo. E anche il leader
dei Popolari spagnoli, Alberto Núñez Feijóo, ha sottolineato
come Fdi non sia "omologabile ad altri partiti estremisti". Ma
l'apertura non è a tutto il gruppo Ecr. Non lo è ai polacchi di
Pis, ad esempio. E non lo sarà mai a Viktor Orban, se Fidesz
fosse accolto dai Conservatori.
In questo quadro lo strappo di Marine Le Pen, che ha innescato
l'espulsione di AfD dal gruppo Id, ha ancor di più mosso le
acque. La leader del Rassemblement National ha da tempo smussato
i toni, rendendo i suoi discorsi più istituzionali. Von der
Leyen, tuttavia, ha chiarito di non aver cambiato idea. "Le Pen
e AfD vogliono distruggere l'Ue, hanno nomi diversi ma sono
amici di Putin". Antonio Tajani, che con FI è parte integrante
del Ppe, lo va ripetendo da giorni. "Sorprende che Tajani ignori
il nostro programma, è un errore affermare che vogliamo uscire
dalla Nato", ha sbottato Le Pen. "E' un bene che Id abbia
espulso AfD ma il problema resta Le Pen", ha replicato il
ministro degli Esteri italiano.
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