(di Michele Esposito)
"Aprire alle destre estreme è un
errore per l'Europa". Arriva dalla sua Germania il primo, vero
avvertimento per Ursula von der Leyen in vista della partita per
la conferma a capo della Commissione Ue. Ed è un messaggio da
non sottovalutare, perché prima di essere votata dai gruppi
all'Eurocamera von der Leyen dovrà essere indicata dai capi di
Stato e di governo. Finora, dall'entourage della candidata del
Ppe era filtrato un prudente ottimismo sul placet dei leader
europei. Le parole di Scholz, tuttavia, potrebbero sensibilmente
cambiare il quadro. Anche perché un avvertimento molto simile è
giunto quasi contemporaneamente da Madrid. "E' grave l'apertura
di Alberto Nunez Feijoo a Ecr, inclusa Meloni", ha sottolineato
il premier Pedro Sanchez.
Il capo del governo iberico e Scholz sono tra i pochi
esponenti socialisti al governo di un Paese membro dell'Ue. Ma
guidano Spagna e Germania, che hanno un peso specifico notevole.
A loro va aggiunto quello della Francia di Emmanuel Macron,
riferimento dei liberali europei che, come ha spiegato a
Politico.eu il suo fedelissimo Pascal Canfin, vorrebbe portare
Mario Draghi ai vertici dell'Ue. Von der Leyen non potrà
prescindere dal placet di questi Paesi. I Popolari e la
presidente della Commissione uscente si affideranno al premier
polacco Donald Tusk e al collega greco Kyriakos Mitsotakis.
Entrambi del Ppe, entrambi a capo di esecutivi forti e
sinceramente europeisti. Il primo, probabilmente, sarà il
negoziatore per conto del Ppe nei colloqui al Consiglio europeo.
Sono stati loro due a candidare ufficialmente von der Leyen al
Congresso del Popolari. Ma, certo, di fronte ad un 'no' di
Macron e Scholz neanche loro potranno fare molto, considerato
anche che il format di Weimar ha rinvigorito i rapporti tra
Parigi, Berlino e Varsavia.
Le parole del cancelliere tedesco sono giunte a poche ore dal
dibattito tra gli Spitzenkandidaten dove von der Leyen ha di
fatto confermato l'apertura a Meloni e a FdI ma non a tutto il
gruppo dei Conservatori e Riformisti. La futura Commissione "non
può reggersi sul sostegno di una maggioranza parlamentare
appoggiata da forze estremiste di destra", ha sottolineato
Scholz dicendosi "angustiato dalla mancanza di chiarezza di
alcune dichiarazioni politiche su questo". La maggioranza, ha
rimarcato, deve basarsi sui "partiti tradizionali". Ovvero il
Ppe, i Socialisti e i liberali. Sullo sfondo, nella prossima
Eurocamera, potrebbe emergere il confronto tra due possibili
maggioranze: quella tra Ppe, S&D e Renew e quella tra popolari,
liberali e conservatori. Quest'ultima, caldeggiata tra gli altri
dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha due ordini di
problemi: al momento, stando ai sondaggi, potrebbe non avere i
numeri; inoltre, i liberali non hanno mai aperto alla
possibilità di una maggioranza senza i Socialisti e con Ecr.
A destra, intanto, si assiste alle scosse di assestamento
dopo l'espulsione dal gruppo Id dei tedeschi di Afd. Dal
festival di Trento la premier Meloni ha smentito la possibile
unificazione tra Ecr e Id ma ha sottolineato che con Marine Le
Pen "ci sono dei punti in comune. Su immigrazione,
sull'approccio alla transizione verde, sulla difesa
dell'identità europea". Mentre Matteo Salvini è tornato a
tracciare una linea di demarcazione in Ue tra la Lega e FdI: "La
premier ha totale libertà e facoltà di dialogare con chi crede.
Io von der Leyen non la voterò mai".
La presidente uscente si prepara dunque alle ultime due
settimane di campagna prima dei colloqui decisivi per i top
jobs. A margine della conferenza di pace di Lucerna i leader
europei potrebbero già parlarne, prima della cena informale del
prossimo 17 giugno. Saranno ore decisive per von der Leyen, ma
forse anche per il concretizzarsi dell'ipotesi Draghi, alla
Commissione o al Consiglio europeo. "Serve che una forza
politica lo candidi", ha osservato Tajani, ricordando allo
stesso tempo come la candidatura di von der Leyen non "è
vincolante". Ad essere apparentemente blindata sarebbe però la
scelta di un esponente del Ppe per la Commissione se, come
sembra, i Popolari saranno il primo partito.
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