(di Michele Esposito) BRUXELLES - Sono stati tra i primi Paesi a registrare l'ascesa delle destra e dell'estrema destra e alle Europee di giugno l'elemento principale da verificare sarà la tenuta di questi movimenti passati dall'opposizione al governo.
Svezia e Finlandia si preparano alle urne senza sfuggire alla crescente polarizzazione che sta segnando la politica europea, con un estrema destra che potrebbe andare nettamente meglio delle Europee del 2019 e con, dall'altra parte, l'incognita delle performance dei movimenti Verdi o di centrosinistra. In entrambi i Paesi, recentemente entrati nella Nato, la campagna elettorale avrà inevitabilmente un convitato di pietra: la guerra in Ucraina e la minaccia di Mosca ai confini dell'Ue.
La Svezia è stata uno dei primi esempi di patto tra il Ppe e l'estrema destra. Alla guida del governo, dall'autunno del 2022, c'è Ulf Kristersson, leader dei Moderati al centro di una coalizione che comprende i Cristiano-Democratici (anche loro nel Ppe) e i Liberali, ma che ha avuto il decisivo supporto esterno degli Svedesi Democratici, partito nazionalista che all'Eurocamera siede con Fdi tra i banchi del gruppo Ecr. Le ultime proiezioni, almeno nella parte centrista, sembrano non premiare quest'alleanza. I Moderati viaggiano sul 17%, oltre due punti in meno rispetto alle elezioni nazionali, e hanno come 'lead candiate' l'eurodeputato uscente Tomas Tobé, recordman nelle preferenze alle scorse Europee. A giugno il partito punta ad avere 4 seggi ai quali, sempre in ambito Ppe, si potrebbe affiancare l'unico eletto dei Cristiano-Democratici. I Liberali di governo, al momento, sono sotto la soglia minima del 4% mentre il Partito di Centro, che in Ue è membro di Renew ma a Stoccolma è all'opposizione, potrebbe guadagnare un seggio. Gli Svedesi Democratici, al 17% secondo le rilevazioni di inizio maggio, confermano la propria solidità. La sorpresa potrebbe arrivare dai Socialdemocratici, che secondo i sondaggi sfiorano il 30% e possono ambire a 7 seggi nel gruppo S&d. In crescita anche il Left Party, mentre i Verdi potrebbero andare peggio delle scorse Europee ma meglio rispetto all'esito delle Politiche del 2022.
Nella vicina Finlandia, da meno di un anno, alla guida del governo c'è una coalizione simile a quella svedese. Il premier è il conservatore Petteri Orpo, leader del Partito di Coalizione Nazionale (membro del Ppe) e sostenuto da Cristiano-Democratici (Ppe), minoranza svedese e dalla destra populista del Finns Party, che a Strasburgo siede tra i banchi di Ecr. Il governo di centro-destra è stato in qualche modo bilanciato dalle presidenziali dello scorso febbraio, che hanno visto la vittoria dell'europeista e atlantista Alexander Stubbs, su posizioni radicalmente anti-russe rispetto all'avversario, Pekka Haavisto.
Le ultime proiezioni disegnano un quadro che certamente sembra sorridere al partito del premier, che potrebbe guadagnare un seggio, mentre anche ad Helsinki i partiti che fanno riferimento a Renew rischiano il ridimensionamento, con la perdita di un seggio. Il dibattito, secondo gli esperti, sarà tutto incentrato sull'essere a favore di una maggiore o minore integrazione europea, tema che divide anche i partiti dell'area di centrosinistra. Tra i candidati, la Coalizione Nazionale presenta Henna Virkunnen, che secondo i rumors potrebbe correre per un posto da commissario. Il Finns Party fa perno sul controverso Sebastian Tynkkynen, tre volte a processo con l'accusa di "agitazione etnica".
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