(di Michele Esposito)
Dire che non si sono mai amati è
un eufemismo. E alla fine, come sempre accade, i nodi vengono al
pettine. Nella strada per il bis di Ursula von der Leyen ci
potrebbe essere un ostacolo in più, chiamato Charles Michel. Il
presidente del Consiglio europeo in questi giorni è molto
attivo, in vista della cena informale dei 27 che si terrà il 17
giugno e dei summit dei leader del 27 e 28 dello stesso mese. Ad
uno ad uno Michel sta sentendo tutti i capi di Stato e di
governo per organizzare due incontri cruciali per i top jobs Ue.
Il timore - che otto diverse fonti diplomatiche hanno rilevato a
Politico - è che l'ex premier belga stia lavorando per
vanificare il secondo mandato di von der Leyen. Lo staff di
Michel ha negato seccamente. Ma dalle pagine del Messaggero il
presidente del Consiglio europeo ha dato un indizio non
marginale, dicendosi favorevole a una Commissione super-partes,
e non politica.
Von der Leyen è la candidata ufficiale del Ppe. Una sua
conferma darebbe un chiaro connotato politico alla Commissione,
cosa che non piace a tutti. E non piace di certo chi tra i
leader - Viktor Orban su tutti - si è schierato chiaramente
contro l'ex ministra della Difesa tedesca. "Non sono sicuro che
abbiamo bisogno di una Commissione politica, ma semmai di
un'Unione politica e geopolitica: in questo senso, più la
Commissione è imparziale e si muove davvero da guardiana dei
Trattati, più avremo un serio impatto nella difesa dei nostri
interessi", ha spiegato Michel, elaborando un concetto che ha
nel presidente Emmanuel Macron il suo più strenuo sostenitore.
Entrambi sono esponenti dei liberali europei, nelle file dei
quali, non a caso, si fa il nome di Mario Draghi come possibile
piano B.
L'avvicinarsi di Michel alle Europee non è stato facile. Nel
gennaio scorso il presidente del Consiglio europeo annunciò la
sua candidatura per l'Eurocamera, scatenando una silenziosa
rivolta nelle cancellerie europee, spaventate dal fatto che il
periodo di transizione - con Michel formalmente eletto - potesse
finire nelle mani della presidenza ungherese, che inizia il
primo luglio. Michel, alla fine, ha fatto un passo indietro.
Secondo le voci della 'bolla europea' lui punterebbe al ruolo di
Alto Rappresentante per la Politica Estera, che secondo il
Cencelli comunitario dovrebbe finire a Renew. Per quella
poltrona si è fatto anche il nome di Kaja Kallas, influente
premier estone. Più probabile, tuttavia, che la carica non
finisca a un falco anti-russo, e in questo senso si fa avanti il
nome dell'ex premier lussemburghese Xavier Bettel.
Nel frattempo Michel sta ultimando la preparazione di un
summit che lo vedrà illustrare anche la nuova agenda strategica.
In poche ore ha sentito otto leader europei, inclusa la premier
Giorgia Meloni che gli ha chiesto di inserire il dossier
migratorio nell'agenda del vertice. Secondo le fonti citate da
Politico la sua strategia consisterebbe proprio nel parlare dei
top jobs in colloqui bilaterale e non di discuterne direttamente
con tutti i presenti. Se si tratti di pura vendetta non è dato
sapere. Di certo, dal 'Sofagate' di Ankara del 2021, quando
Recep Tayyp Erdogan porse la sedia al solo Michel per un
trilaterale in cui c'era anche von der Leyen, i rapporti sono
precipitati. In caso di bis, nel quartier generale di Ursula non
si vede l'ora di fare il conto alla rovescia per avere un altro
partner all'Europa Building. Con un'appendice: chiudere il
pacchetto nomine già nella Plenaria di luglio; il fattore tempo,
è la convinzione dei suoi, sarà fondamentale per la conferma di
Ursula.
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