(di Michele Esposito)
Sono i giorni di Ursula. Del suo
pressing a tutto campo non solo sui gruppi parlamentari, ma
anche sui leader. Saranno loro, infatti, i primi a decidere.
Saranno loro, già lunedì sera, nel Consiglio europeo informale
convocato a cena, a parlare dell'opportunità o meno di sostenere
il bis di von der Leyen. All'Eurocamera, invece, è già
cominciato l'andirivieni di capigruppo, nuovi eletti, mediatori
di lungo corso. E la presidente della Commissione uscente non ha
perso tempo. Ha incontrato la leader dei Socialisti Iratxe
Garcia Perez, tenendo fede a quanto aveva detto: i negoziati per
i top job partono da S&D. I socialisti hanno confermato la loro
linea: l'apertura a Ursula c'è, ma senza assegni in bianco. "La
linea rossa è l'alleanza o la trattativa con l'estrema destra di
Ecr e Id", ha sottolineato Garcia Perez.
Il pressing di von der Leyen comincerà già a Borgo Egnazia,
nelle pause che il G7 offrirà ai leader europei. Non è certo che
Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Giorgia Meloni parlino dei top
job. "In passato gli accordi stipulati a margine del G20 o del
G7 hanno creato più tensioni che soluzioni perché sono pochi" i
Paesi "rappresentati", hanno spiegato fonti comunitarie.
Difficile, tuttavia, che i 4 leader non tocchino proprio
l'argomento. Anche perché di lì a poco ci sarà l'attesa cena dei
capi di Stato e di governo. Sarà a Bruxelles, il 17 giugno, e
sarà divisa in due parti. Nella prima ci sarà un giro
d'orizzonte sui risultati delle Europee. Nella seconda si
parlerà di nomine. Von der Leyen sarà presente solo al primo
round, hanno spiegato fonti Ue chiudendo uno spigolosissima
parentesi che ha visto Charles Michel e von der Leyen nuovamente
allo scontro. Il presidente del Consiglio europeo, con la sponda
di alcune cancellerie, aveva infatti anticipato di ritenere
opportuno che von der Leyen non partecipasse ad una cena di cui
si parlerà della sua possibile conferma. "Il presidente della
Commissione fa parte del Consiglio europeo, quindi ci aspettiamo
che sia alla cena", aveva puntualizzato la portavoce
dell'esecutivo Ue Arianna Podesta. Alla fine, nella riunione dei
Rappresentanti Permanenti dei 27, è stato trovato un compromesso
che forse piacerà più a Michel che a von der Leyen.
Che il 17 ci sia già una decisione netta per von der Leyen è
tutt'altro che scontato. Certo, i risultati delle elezioni hanno
avvantaggiato l'ex ministra tedesca, ma il rischio di una
bocciatura in plenaria a luglio resta e i leader devono tenerne
conto. Von der Leyen, mercoledì mattina, parlerà al gruppo del
Ppe, chiedendo una compattezza che la svolta lepenista dei
Republicains potrebbe fiaccare. La delegazione francese, assieme
a quella slovena, nei calcoli della Spitzenkdandidat, è già
inserita nella categoria 'franchi tiratori'. In teoria la
maggioranza Ursula ha 40 eurodeputati in più della soglia dei
360, non è detto che basti. Anche per questo Manfred Weber e von
der Leyen non hanno chiuso la porta né ai Verdi, né a Meloni. Il
rischio è che allungando la coperta verso i primi, si perdano
voti nel Ppe e in Renew. Virando sulla premier italiana, invece,
si troverebbe il muro di socialisti e Liberali. Ma, certo, una
cosa è un'alleanza formale Ppe-Ecr - che mai sarà accettata
dagli alleati europeisti dei popolari - un'altra è il voto dei
meloniani, nel segreto dell'urna, per la presidente della
Commissione.
Nel frattempo, al Pe, è cominciato lo scouting per i futuri
gruppi. Il Ppe punta a superare quota 190. Renew, in terza
posizione, rischia di essere scavalcato a destra. Diversi nuovi
partiti potrebbero unirsi al gruppo Identità e Democrazia, dove
probabilmente rientrerà AfD dopo l'espulsione di Maximilian
Krah. Ma a destra le manovre sono tante e imprevedibili. Fonti
parlamentari spiegano che i polacchi del PiS sarebbero sempre
più scontenti della coabitazione con FdI, e potrebbero andare a
Id. Le stesse fonti prevedono un percorso inverso per Chega. I
portoghesi domani saranno all'Eurcamera, all'incontro
dell'estrema destra con Matteo Salvini e Marine Le Pen, assoluta
kingmaker dell'area parlamentare. Salvini proverà a rilanciare
il piano del gruppo unico, ma l'ipotesi appare piuttosto remota.
E, forse, in questo momento Meloni non ne ha alcun bisogno per
la sua partita in Europa.
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