(di Michele Esposito e Pietro Guastamacchia)
Venticinquesimo piano del The
Hotel, zona commerciale di Bruxelles. L'albergo è lo stesso che,
qualche anno fa, ospitò Donald Trump. Al suo interno, questa
volta, c'è il gotha del sovranismo europeo. Ci sono la zarina di
Francia, Marine Le Pen e il segretario della Lega Matteo
Salvini. I leader arrivano dalle Fiandre, dal Portogallo, dalla
Repubblica ceca. Entrano sorridenti, forti di un risultato
elettorale che potrebbe portare il gruppo Identità e Democrazia
ad avere oltre settanta eurodeputati, con il possibile rientro
dei tedeschi di AfD. L'obiettivo è costruire un fronte unico
delle destre e dare una spallata alla maggioranza Ursula. Che si
tratti di un gruppo unico o meno con Ecr, al momento è
secondario. Anche perché l'ipotesi per ora non entusiasma né i
Conservatori né Fratelli d'Italia.
Il vertice dei sovranisti è preceduto da un faccia a faccia
tra Salvini e Le Pen. I due, spiegano fonti della Lega, siglano
una sorta di patto, costruito su tre pilastri: "Unità del
centrodestra, nessuna apertura a maggioranze con la sinistra,
determinazione a cambiare l'Europa". Poco dopo, nel vertice
allargato, lo spartito non cambia. Ursula von der Leyen è il
nemico comune. Emmanuel Macron, in un video pubblicato da uno
dei partecipanti, diviene perfino oggetto di sfottò. "Grazie
Macron, un ottimo avversario", ridono i convitati.
Oltre a Salvini e Le Pen, c'è l'olandese Geert Wilders,
trionfatore delle ultime elezioni in Olanda, il ceco Tomio
Okamura, l'eurodeputato degli austriaci di Fpo Harald Vilimsky.
E poi il presidente di Id Gerolf Annemans, il l'astro nascente
dei fiamminghi di Vlaams Belang Tom Van Grieken, il danese
Morten Messerschmidt, il leader di Chega André Ventura, che
prima di entrare all'incontro boccia sonoramente l'ipotesi del
suo connazionale Antonio Costa a capo del Consiglio europeo.
Nessuno di questi movimenti vuole entrare in una maggioranza
per l'Ursula bis. Anzi, quella maggioranza la vuole sovvertire.
Ed è qui che si nasconde la distanza di Id dai Conservatori e
Riformisti. Il gruppo guidato da Giorgia Meloni, riunitosi nel
pomeriggio, si sta muovendo con estrema prudenza nel
post-Europee. Per il momento, ha incassato l'ingresso di 4 nuove
delegazioni (ognuna di un eurodeputato), da Croazia,
Lussemburgo, Lettonia e Cipro. Il gruppo conta ora su 77 eletti,
due in meno dei Liberali. L'ingresso di Viktor Orban, al pari
del gruppo unico con Id, non è argomento su cui c'è il
necessario consenso. Se entrasse Fidesz, tanto per fare un
esempio, la delegazione ceca guidata dal premier Fiala farebbe i
bagagli in direzione Ppe. Il tema di fondo resta uno: essere in
una posizione di dialogo con i Popolari e quindi anche con la
Commissione che verrà o saltare la barricata nella speranza di
avere una Francia guidata da Le Pen.
Del resto, la stessa leader del Rassemblement National negli
ultimi mesi ha smesso i vestiti della barricadera e ha guidato
la cacciata di AfD dopo le affermazioni negazioniste di
Maximilian Krah. Eppure, dopo aver a loro volta espulso Krah,
l'ultra destra tedesca potrebbe tornare in Id. Al vertice di
Bruxelles se ne è parlato, concludendo che è meglio attendere le
elezioni in Francia. Certo, i tedeschi contano su 16
eurodeputati. Altri, dal limbo dei non iscritti, potrebbero
arrivare presto. Il terzo posto non è solo un obiettivo di Ecr,
ma anche del gruppo di Le Pen e Salvini.
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