(di Michele Esposito)
L'Europa si può salvare
crescendo meglio e più rapidamente. Portando i suoi Stati membri
ad una cooperazione mai vista prima. Il bivio è alle porte,
prendere la strada giusta non è semplice ma non è neppure
impossibile. Dall'Estremadura, la più remota regione di Spagna,
arriva l'ultimo monito di Mario Draghi prima che il suo report
sulla competitività prenda definitivamente forma. Arriva in
occasione del conferimento all'ex premier italiano del premio
Europeo Carlos V. Arriva mentre i 27 si preparano alla cena
informale di lunedì quando, dopo settimane di indiscrezioni,
metteranno sul tavolo il tris dei top job Ue. Ursula von der
Leyen, Antonio Costa e Kaja Kallas sono le carte indicate come
vincenti. Ma i giochi non sono ancora chiusi, neanche per
SuperMario.
Al termine della cerimonia, interpellato sull'intenzione di
tornare in campo con un nuovo 'whatever it takes', Draghi ha
usato una prudenza d'ordinanza, spiegando che l'Europa si salva
da sola, "la salvano i cittadini". Il suo nome porta la notevole
zavorra di non appartenere a nessuna famiglia politica.
Affidargli le redini dell'Ue significherebbe portare ai vertici
il traghettatore più illustre. Per questo la casella più
adeguata sarebbe quella del Consiglio europeo, che va rinnovata
dopo due anni e mezzo. L'opzione Draghi prenderebbe forma se ci
fosse un clamoroso impasse nella partita dei top job. Uno stallo
che, al momento, appare lontano: von der Leyen, spinta dai
risultati delle Europee e dalle debolezze politiche di molti
leader viaggia verso il bis, nonostante permanga il rebus
dell'appoggio di Giorgia Meloni.
Già, perché prima del voto all'Eurocamera, la premier
italiana dovrà di sì o no ad Ursula al tavolo di lunedì sera.
Per l'approvazione serve la maggioranza qualificata. Il formarsi
della necessaria minoranza di blocco, anche con il veto di Roma,
appare al momento improbabile. Certo, la ricetta economica e
commerciale che Draghi ha enunciato nel Monastero di San
Jeronimo de Yuste ha alcuni punti in comune con quella
dell'Eliseo. Ed è noto che l'opzione Draghi piaccia soprattutto
a Emmanuel Macron sin dal punto in cui sottolinea "i benefici"
che verrebbero da nuovi finanziamenti comuni europei. Il
discorso dell'ex numero uno della Bce, inoltre, ha idealmente
anticipato il report sulla competitività che ormai è in via di
ultimazione. Conta già oltre 400 pagine e potrebbe essere
pubblicato nella seconda metà di luglio, ovvero dopo - secondo
le previsioni più ottimistiche - il voto della Plenaria su von
der Leyen.
Al di là della partita dei top job, l'intervento di Draghi è
tornato a spronare l'Europa ponendo di fronte innanzitutto ad
una realtà: Cina e Stati Uniti corrono, il Vecchio Continente
no. Il contesto geopolitico di amichevole stabilità, che era
alla base della strategia economica comunitaria, non esiste più.
"Non vogliamo diventare protezionisti ma non possiamo rimanere
passivi se le azioni degli altri minacciano la nostra
prosperità", ha spiegato l'ex premier italiano, secondo il quale
il primo scatto di Bruxelles dovrebbe portare ad "un vero
mercato unico energetico, con un netto disaccoppiamento tra i
prezzi delle rinnovabili e quelli, più alti e volatili dei
combustibili fossili". Difesa e Welfare sono gli altri due
pilastri della rinascita dell'Ue targata Draghi. "Il
mantenimento di alti livelli di protezione sociale e di
ridistribuzione non è negoziabile", ha rimarcato.
Da un punto di vista commerciale l'Ue deve riprendere la
ricerca del multilateralismo perduto, incoraggiare gli
investimenti esteri diretti, usare dazi e tariffe laddove ci
sono "ingiusti vantaggi" creati dai competitor mondiali, Cina
inclusa. Ricerca e innovazione, ha puntualizzato Draghi, devono
essere "priorità collettive" a fronte di un gap allarmante
rispetto agli investimenti nel settore degli Usa. Il lungo
applauso della platea - presenti tra gli altri Josep Borrell, il
re Felipe, il vice presidente della Bce - ha concluso
l'intervento di Draghi. Il suo report, spiega chi ha avuto modo
di farsi un'idea dei suoi contenuti, sarà fondamentale per
l'agenda della futura Commissione Ue.
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