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>ANSA-FOCUS/ La freddezza di Meloni al 1/o round sulle nomine Ue

>ANSA-FOCUS/ La freddezza di Meloni al 1/o round sulle nomine Ue

L'irritazione per il metodo. Nessun sì senza una delega di peso

BRUXELLES, 18 giugno 2024, 00:34

Redazione ANSA

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(di Michele Esposito) Silenziosa, a dir poco fredda per il metodo, ma anche per il merito di questo primo inizio di negoziazione. Decisa, ad ogni modo, ad ottenere per l'Italia il massimo possibile nella Commissione europea del futuro. Non è iniziata sotto i migliori auspici la partita di Giorgia Meloni nei top jobs europei. Una partita, invero, già abbastanza delicata, che vede la premier impegnata a un non facile dialogo con la maggioranza europeista senza però snaturare la collocazione politica. Accade, poi, che prima del vertice dei 27 vero e proprio i leader negoziatori dei Socialisti vedano gli omologhi Liberali. E che questi ultimi incontrino, subito dopo, i negoziatori Popolari. Tutti gli altri, inattesi. Indispettiti, spiegano fonti qualificate europee. Meloni inclusa.
    Il summit, per questa girandola di incontri ristretti, comincia con un'ora di ritardo. E per la presidente del Consiglio, si spiega, il dato fotografa un metodo a dir poco zoppicante. Nel merito, poi, la premier arriva a Bruxelles consapevole di trovarsi di fronte a un tavolo già apparecchiato, con Usrula von der Leyen, Antonio Costa e Kaja Kallas. E se sulla prima, in teoria, Meloni può facilmente assicurare i voti di Fdi all'Eurocamera, sul secondo qualche dubbio resta nelle file dei Conservatori. E, come spiega il vice premier Antonio Tajani, anche nelle file del Ppe. Roma, insomma, non ha alcuna intenzione di staccare assegni in bianco. Di certo non li staccherà senza l'assicurazione di un commissario di peso, con il titolo di vicepresidente. Sul portafoglio regna ancora l'incertezza. E a ciascun portafoglio corrisponde un possibile profilo. Daniele Franco, ad esempio, dai rumors dei palazzi romani viene dato in pole in caso di delega alla Concorrenza.
    Elisabetta Belloni, al momento, resterebbe il nome in generale più gettonato.
    Due tavoli si diceva. Quello, scomodo, dominato da Emmanuel Macron e Olaf Scholz. E quello, apparentemente meno complesso, delle destre. La presidente del Consiglio arriva a Bruxelles con sette ore di anticipo rispetto al summit informale dei 27 anche per questo motivo. Prima vede l'ex premier polacco e uomo forte del Pis Mateusz Morawiecki. Poi il premier ungherese Viktor Orban. Infine l'ex ministro delle Finanze belga, Johan van Overtveldt, dirigente dei fiamminghi dell'N-Va. Tutti in tempi diversi, fanno ingresso all'hotel Amigo dove alloggia per incontrare la premier. Il Pis continua a spingere per l'unione dei gruppi Ecr e Id, tenendo un filo diretto anche con Marine Le Pen. L'ingresso del solo Orban nei Conservatori farebbe invece implodere il gruppo: i belgi sono contrari, così come la delegazione ceca del premier Petr Fiala. E Meloni non ha dato alcun placet ancora. La suggestione di un fronte delle destre unite, tuttavia, resta nell'aria.
    In Ecr, non a caso, avrebbero inoltre preferito attendere le elezioni francesi e forse un maggior riassestamento al Pe. In tanti infatti, prevedono (e auspicano) che il gruppo dei Liberali perda qualche delegazione, a cominciare da quella dell'ex premier ceco Andrej Babis. Le trattative per le nomine, tuttavia, viaggiano più veloci. E, nonostante la fumata grigio-scura della cena informale, dovrebbero terminare entro luglio. La cena dei leader è preceduta dalla girandola di incontri dei negoziatori. E dalla sensazione, da parte degli altri leader, che ci sia stata "una mancanza di rispetto", spiegano fonti diplomatiche europee.
    Meloni viene descritta da più persone presenti in sala all'Europa Building come particolarmente silenziosa.
    Alcuni recenti episodi non aiutano certo il governo nella trattativa. "Condanniamo la simbologia fascista, pensiamo che sia moralmente sbagliata. Siamo molto chiari su questo", sono le nette parole della Commissione sulla video-inchiesta sui giovani meloniani. Parole che fanno quasi da sponda a quelle della co-leader dei Verdi Ue, Terry Reintke. "Siamo aperti" ad una Commissione guidata da Ursula von der Leyen "ma mai con la partecipano formale di Fdi", spiega ai cronisti a margine del summit.
   

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