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>>>ANSA/ Meloni stoppa Orban nell'Ecr, passo verso von der Leyen

>>>ANSA/ Meloni stoppa Orban nell'Ecr, passo verso von der Leyen

In Ue puntano al sì di Roma ai top jobs. Si muove anche Schlein

BRUXELLES, 20 giugno 2024, 20:06

Redazione ANSA

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(di Michele Esposito) Dopo i giorni della tensione arriva il tempo delle riflessioni nella lunga trattativa per i vertici europei. Da qui alla metà della prossima settimana Bruxelles sarà segnata da una serie di scosse politiche di assestamento, affiancate dai negoziati che, sotterraneamente, la stessa Ursula von der Leyen cercherà di intavolare con le singole delegazioni. Gli occhi restano puntati su Giorgia Meloni e la premier ha dato un primo segnale: stoppando, di fatto, il potenziale ingresso di Viktor Orban in Ecr. Un'adesione che avrebbe complicato fatalmente il dialogo tra Fdi e il Ppe, Lo stop agli orbaniani di Fidesz si è concretizzato in una duplice mossa. I Conservatori, dominati dalla delegazione meloniana, hanno prima promosso l'ingresso dei nazionalisti di Aur (Alleanza per l'unità dei Romeni), detestati da chi, come Orban, professa il sogno del ritorno della Grande Ungheria asburgica. Ecr ha inoltre fatto firmare ai romeni una dichiarazione di sostegno all'Ucraina. Non era scontato, essendo il leader di Aur, George Simion, sanzionato dall'Ucraina per le sue affermazioni anti-Kiev. La reazione di Fidesz è stata veemente. "Non condivideremo mai un gruppo con Aur", ha tuonato il capodelegazione Mate Kocsis. Parole che però non hanno allarmato Nicola Procaccini. Oltre a ricordare che Fidesz non è membro del gruppo il co-presidente di Ecr ha sottolineato che, se volesse entrare in Ecr, anche Fidesz dovrebbe firmare una dichiarazione di sostegno a Kiev, che - ha rimarcato - è la linea dei Conservatori. Lo stop di Orban complica tuttavia i già non ottimali rapporti tra Fdi e chi sponsorizzava l'ingresso di Fidesz, i polacchi del Pis. "Meloni vuole il controllo del gruppo e non tiene conto del parere delle altre delegazioni", ha attaccato Jacek Saryusz-Wolski, uno dei dirigenti del partito polacco.
    Per Orban restano aperte le porte del gruppo Id mentre l'orizzonte di un gruppo unico delle destre appare via via più lontana. I prossimi giorni vedranno nuove battaglie di numeri tra Ecr, Id e Renew. I Liberali, celebrando l'ingresso dell'eurodeputato belga di Les Engages, sono saliti a 81 seggi, contro gli 83 di Ecr, ma nuovi arrivi potrebbero innescare il contro sorpasso. Meloni, del resto, di fronte alla maggioranza europeista e Paesi come Francia e Germania, è chiamata ad una maggiore chiarezza di intenti. Il suo ipotetico e finora tiepidissimo appoggio a von der Leyen si incrocia con il fatto che Ecr, nella sua interezza, non voterà in ogni caso la presidente uscente. Al quartier generale Ue viene inoltre spiegato con una certa nettezza un punto: un'intesa forte sul pacchetto dei top jobs Ue ha bisogno del sì di un Paese fondatore come l'Italia.
    Al vertice dei 27 della settimana prossima si potrebbe allora giocare a carte scoperte. Il terzetto von der Leyen, Antonio Costa e Kaja Kallas viene giudicato stabile. Ai dubbi sulla premier estone come Alto Rappresentante (troppo focalizzata sul dossier russo per alcuni) fa da contraltare il pressing dell'Est Europa per un ruolo apicale dell'Ue. Pressing che, con l'olandese Mark Rutte a capo della Nato, è destinato a crescere anche perché i principali concorrenti a Kallas sono due personalità del Benelux: il premier uscente Alexander De Croo e l'ex premier lussemburghese Xavier Bettel. Su Costa i Socialisti stanno facendo quadrato, sebbene nell'ombra resti sempre valido un piano B che risponde al nome di Enrico Letta.
    Il tema, a quanto si apprende da fonti di S&D è stato sul tavolo dell'incontro, a porte chiuse, tra Elly Schlein e la capogruppo socialista Iratxe Garcia Perez. L'incontro sembra essere servito anche a chiarire che il Pd si appresta a lasciare la presidenza del gruppo a Psoe. "Presenteremo una candidatura", si è limitata a spiegare una fonte della delegazione spagnola.
    Il Pd, poi, passerà all'incasso. Puntando magari anche alla presidenza dell'Eurocamera. I Socialisti, soprattutto se il Ppe insisterà sulla necessità di rinegoziare il presidente del Consiglio europeo a metà mandato, non hanno alcuna intenzione infatti di lasciare Roberta Metsola sullo scranno più alto di Strasburgo per 5 anni.
   

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