(di Michele Esposito)
Che Ursula von der Leyen fosse
una predestinata a guidare l'Europa lo si capisce già dalla sua
carta d'identità: Ursula Gertrud Albrecht è tedesca ma è nata a
Ixelles, una dei quartieri più iconici di Bruxelles. Ed è nella
capitale belga, che nel 2019, l'allora ex ministra tedesca della
Difesa fa ritorno da trionfatrice dopo che, dopo tre giorni di
negoziato e sulla spinta di Emmanuel Macron, i 27 decidono di
voltare le spalle a Manfred Weber virando su un candidato
all'epoca di seconda fila. Il 16 luglio l'Eurocamera la incorona
presidente della Commissione lanciandola verso un quinquennio
segnato da guerre e crisi epocali. Anni segnato anche da forti
malumori nei confronti della presidente della Commissione che,
tuttavia, è riuscita a incassare il sì dei leader per il suo
bis. E ora, ad attenderla, c'è il difficile esame
dell'Eurocamera
Von der Leyen nasce l'8 ottobre del 1958. Suo padre, Ernst, è
uno dei primi funzionari pubblici del continente a lavorare per
la Commissione. Lei frequenta la scuola europea a Bruxelles e
solo dopo il diploma torna nel suo Paese di origine, dove
intraprende una carriera universitaria piuttosto movimentata. Si
iscrive prima a archeologia, poi ad economia, infine si laurea
in medicina a Hannover. Conosce, nel frattempo, Heiko von der
Leyen, discendente di una nobile famiglia teutonica. I due
convolano a nozze nel 1986 e avranno sette figli. Nel 1990,
invece, Ursula sposa la causa della Cdu, il potente partito di
centrodestra tedesca. Lì comincia la sua ascesa politica: nel
2005 Angela Merkel la sceglie come ministra della Famiglia. Dal
2009 al 2013 è alla guida del dicastero del Lavoro e degli
Affari Sociali. Diviene infine la prima ministra donna della
Difesa nella storia della Germania.
I rapporti con i militari sono a dir poco altalenanti e a
sfiorarla è anche un'inchiesta per le spese dei consulenti del
ministero. Lei però ha già spiccato il volo. Supera le forche
dell'Eurocamera per soli nove voti (decisivo il M5s) e comincia
la legislatura puntando tutto sul Green Deal. A sconvolgere i
suoi piani, tuttavia, ci pensa l'ondata del Covid. La corsa ai
vaccini la vede protagonista (ma anche coinvolta in un'inchiesta
per il contratto con la Pfizer): l'Europa trainata dal suo
carattere di ferro riesce a coniare il Green Pass per mantenere
una certa libertà di circolazione. Un effetto simile von der
Leyen riesce a innescarlo quando Vladimir Putin attacca
l'Ucraina. La corsa dell'Ue a sganciarsi dal gas russo è uno sei
successi della Commissione von der Leyen, che si ritrova
tuttavia ad affrontare una crescente 'fatigue' dei governo nel
sostegno a Kiev.
Appassionata di cavalli, così stakanovista da alloggiare a
Palazzo Berlaymont, sobria nello stile e nelle parole, accusata
dai suoi detrattori di essere una formidabile accentratrice e di
andare ben oltre i suoi poteri: von der Leyen, per cercare il
bis, ha cambiato volto tentando di mostrare il suo lato più
umano e non risparmiandosi una campagna elettorale in giro per
il continente. Ora solo i franchi tiratori dell'Eurocamera la
dividono da un bis in cui lei ha sempre creduto.
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