(di Michele Esposito)
I nomadi dell'Eurocamera,
finalmente, potrebbero trovare una casa. Il Movimento 5 Stelle
si prepara a fare ingresso nel gruppo delle Sinistra europea
(The Left) certificando la sua svolta progressista ma,
soprattutto, una rinnovata volontà di Giuseppe Conte di
costruire un campo largo con Elly Schlein e il Pd. Nel gruppo al
Pe, infatti, dopo le Europee già ha fatto ingresso Sinistra
Italiana, rappresentata da Ilaria Salis e Mimmo Lucano. Ma per
Nicola Fratoianni la coabitazione con M5S potrebbe essere
percorribile. Resta, invero, qualche perplessità all'interno di
The Left, che nelle prossime ore comunicherà la sua decisione.
"Le nostre porte sono aperte ma ci sono delle condizioni", ha
sottolineato la co-presidente del gruppo Manon Aubry.
La questione principale, ha aggiunto l'eurodeputata francese,
è se il M5S "si senta parte davvero della storia della
famiglia". In poche parole, in The Left, storicamente dominata
dai franco-tedeschi, vogliono vederci chiaro. Sulla guerra in
Ucraina, sulla difesa dei diritti fondamentali e Lgbtq, sulla
necessità di una Europa sociale le posizioni del M5S e delle
sinistre europee di fatto coincidono. Tuttavia, come era
accaduto anche per i Verdi, è il passato del Movimento a destare
qualche perplessità. Basti ricordare i decreti sicurezza varati
dal M5S quando era al governo con la Lega o i diversi post del
Blog delle Stelle che, sul tema della migrazione, strizzavano
l'occhio a politiche securitarie. Se si guarda alla storia del
Movimento in Europa si potrebbe addirittura risalire a un
referendum indetto dal blog allora di Beppe Grillo sulla
collocazione del M5S al Pe: la scelta era tra Ecr e il gruppo
Efd di Nigel Farage. Era il 2014 e la Rete scelse il britannico
oggi in corsa a destra dei Tories.
Certo, il M5S targato Conte è lontano anni di luce da quello
delle origini. E, forse, anche da quello che ancora oggi ha
Grillo in mente. E' un Movimento che, galvanizzato dal Front
Populaire d'Oltralpe e dopo la sconfitta delle Europee, si sta
avvicinando al Pd. "Spetta alla sinistra dare una risposta
all'estrema destra, come sta accadendo in Francia", ha spiegato
Aubry. La chiamata alle armi da transalpina è destinata a
diventare europea. Ma ciò non porterà The Left in maggioranza.
"Non voteremo Ursula von der Leyen. E' chiaro che milioni di
cittadini sono stufi di questi accordi clandestini", ha
sottolineato Aubry.
Parole, quelle dell'esponente di France Insoumise, che sono
piuttosto simili a quelle usate da Giorgia Meloni dopo il
Consiglio europeo sui top jobs. L'indicazione di voto, in Ecr,
non arriverà tuttavia prima della Plenaria. Nel frattempo Meloni
può incassare la costituzione del gruppo e il mantenimento della
terza posizione al Pe, con 84 seggi. I polacchi del Pis, dopo i
giorni delle tentazioni orbaniane, hanno scelto di restare.
Co-presidenti del gruppo saranno Nicola Procaccini e Joachim
Brudzinski. Per i Patrioti, invece, il D-Day è lunedì 8 luglio.
Sarà allora che Viktor Orban, Matteo Salvini e, soprattutto,
Marine Le Pen decideranno se far partire o no la confluenza tra
i Visegrad e il già esistente gruppo di Identità e Democrazia.
La coabitazione con il Pis, tuttavia, non avvicina Meloni al
dialogo con la maggioranza. Il leader del Ppe, Manfred Weber, in
un'intervista a La Stampa ha sottolineato che l'Italia "va
rispettata" ma anche spiegato che i Conservatori hanno "due
facce". E la meno gradita, per i Popolari, è quella di Mateusz
Morawiecki. La settimana prossima toccherà a von der Leyen
sedersi al tavolo con i gruppi o le delegazioni per la caccia ai
voti per il bis. E non è detto che sia lei a dare le carte.
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