(di Michele Esposito)
Nessun ruolo all'Eurocamera,
nessun dialogo, nessuna apertura. I partiti europeisti, ad una
manciata d'ore dalla nascita dei Patrioti per l'Europa, hanno
confermato quanto lo stesso gruppo orbaniano aveva previsto: il
cordone sanitario nei loro confronti resterà solidissimo. Ursula
von der Leyen, incontrando Ppe e Socialisti, ha ribadito che non
ci sarà alcun dialogo con i sovranisti. Di più. Ha assicurato
che, se pur fosse invitata, non li incontrerebbe neppure. La
linea rossa dei filo-Ue si estende anche al nascente gruppo
'Europa delle nazioni sovrane' che dovrebbe prender forma sotto
l'egida dei tedeschi di AfD. E per entrambi non ci sarà alcun
ruolo apicale al Parlamento: "Chi è contro l'Ue non può
rappresentarla", è stato il muro eretto da Manfred Weber.
Nelle riunione del Ppe con von der Leyen il dossier Orban è
stato centrale. Tra i Popolari rifiutano perfino di chiamarli
Patrioti. I viaggi a Mosca e Pechino del premier Viktor Orban
potrebbero avere conseguenze non solo a livello di Consiglio Ue
ma anche all'Eurocamera. Di fronte all'onda sovranista, forse un
po' in ritardo, i gruppi filo-Ue stanno correndo ai ripari.
Anche perché i Patrioti, con 84 eletti, sono il terzo gruppo
dell'emiciclo. E a rafforzare il fronte sovranista ci sarebbe
anche il neo gruppo targato AfD. Si tratterebbe di una
formazione di una trentina di eurodeputati, tra i quali i
polacchi di Konfederacja, i cechi dell'Spd di Tomio Okamura, il
partito di estrema destra greco Niki, i bulgari di Revival, la
mina vagante iberica 'Se acabò la fiesta' e Sarah Knafo, unica
eurodeputata superstite di Reconquete dopo la frattura tra
Marion Marechal e Eric Zemmour. In dubbio, invece, l'adesione di
Sos Romania: i loro legami con Mosca sono ritenuti eccessivi
perfino da AfD.
Lo spostamento a destre dell'Assemblea agevola,
indirettamente, i Conservatori e Riformisti di Giorgia Meloni.
Von der Leyen li vedrà, anche se l'appuntamento ufficiale non è
ancora fissato in agenda. Una parte dei Popolari, Fi in testa,
continua a spingere per una netta apertura ad una parte di Ecr,
in primis a Meloni. Von der Leyen per ora non si è sbottonata ma
è consapevole che i 24 voti dei meloniani sono un ottimo
palliativo per le trappole dei franchi tiratori.
Discorso a suo modo simile per l'altro possibile sostenitore
esterno alla triade Ppe-S&D-Renew, i Verdi. Diverse delegazioni
del Ppe non vogliono il loro ingresso in maggioranza, chiesto
invece dai Socialisti. Un nuovo incontro tra von der Leyen e il
gruppo ecologista servirà anche a chiarire le richieste di
questi ultimi. Diverse, invece, sono state le priorità
recapitate dal gruppo S&D in una riunione con von der Leyen
molto densa, durata oltre due ore. Green Deal, uguaglianza di
genere e attenzione ai temi sociali sono alcune delle richieste
avanzate da Iratxe Garcia Perez. Con una novità: un commissario
Ue ad hoc per le Politiche abitative. Gli S&D hanno anche
ribadito il niet all'alleanza con l'estrema destra: sarà il Ppe,
viene spiegato, a prendersi l'eventuale responsabilità di aprire
a Ecr.
Il cordone sanitario sui Patrioti non si è abbassato neppure
nella distribuzione delle presidenze di commissione. Ai
sovranisti il metodo d'Hondt ha assegnato due commissioni.
Entrambe saranno redistribuite. Il Ppe ha ottenuto sette
'committees', tra i quali la commissione Affari Esteri e quella
Industria. Cinque le commissioni assegnate ai Socialisti, tra le
quali Ambiente ed Affari Economici. Tre le presidenze incassate
da Renew, due dai Verdi, una dal gruppo The Left, che von der
Leyen vedrà lunedì. Ecr ha ottenuto infine due commissioni:
Budget e inizialmente Libertà Civili e Giustizia (Libe), che si
occupa anche di migranti. S&D e Renew hanno però protestato con
veemenza: alla fine la commissione Libe è passata al Ppe. A Ecr,
nello scambio, dovrebbe andare quella Agricoltura. Ma una parte
dei Popolari preferirebbe sacrificare quella Affari
Costituzionali.
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