BRUXELLES - La richiesta di Roma di tenere in vita fino al 2025 le licenze dei balneari giace da gennaio sul tavolo di Bruxelles. Sempre in attesa di risposta. A smuovere le acque ci ha pensato allora la Corte di giustizia europea: con una sentenza che dà ragione al demanio sugli espropri senza indennizzo - a scadenza di contratto - delle strutture inamovibili. Senza però alcuna chiusura sulla possibilità per il governo di decretare i legittimi risarcimenti quando - salvo colpi di scena ai vertici Ue - sarà chiamato ad adeguarsi alla direttiva Bolkestein baluardo della libera concorrenza nel settore dei servizi.
Una lettura vista di buon grado da Fratelli d'Italia e dal suo deputato Riccardo Zucconi, impegnato a battersi per introdurre a norma di legge indennizzi al settore. Il verdetto però ha subito fatto scatenare l'ira della categoria che - per bocca de La Base Balneare con Donnedamare e Assobalneari - ha espresso "sconcerto e preoccupazione" davanti alla prospettiva di "perdere investimenti" messi in campo a proprie spese. E reclama a gran voce un vero e proprio "patto concessorio". Chiamati a pronunciarsi dal Consiglio di Stato, i giudici di Lussemburgo sono intervenuti su un contezioso partito dal litorale toscano di Rosignano Marittimo. Dove la Società italiana imprese balneari (Siib), al termine della concessione, si è vista acquisire dallo Stato a titolo gratuito diverse opere non amovibili costruite nel suo stabilimento.
Tutto come previsto dal codice di navigazione italiano (all'articolo 49), che - evidenziano i giudici di Lussemburgo - si applica "a tutti gli operatori" in Italia e per questo "non costituisce una restrizione alla libertà di stabilimento". Perché tutti, viene spiegato, "si trovano ad affrontare la medesima preoccupazione" per ottenere una concessione "sapendo che, alla sua scadenza, le opere non amovibili costruite saranno acquisite al demanio pubblico". Un'appropriazione senza indennizzo che, nella visione della Corte di giustizia Ue, "costituisce l'essenza stessa dell'inalienabilità del demanio pubblico". E che si declina nel principio che sancisce il "carattere precario" delle occupazioni, a "durata limitata" e "revocabili". Per questo la Siib non poteva, nel giudizio dei togati, non sapere.
La spiegazione, arrivata in via direttissima a Roma da Lussemburgo, ha irritato il settore, tra chi - come il Sindacato italiano balneari aderente a Fipe/Confcommercio - si riserva una "valutazione attenta", e chi - come Federbalneari - si dice "perplessa e certamente contraria al depauperamento del patrimonio delle nostre imprese del mare". Nonostante la sentenza si riferisca "solo ed esclusivamente alle strutture non amovibili delle concessioni" mentre "la questione dell'indennizzo del valore aziendale è molto più complessa" e ampia, ha precisato la Fiba, tutte le sigle sollecitano ora interventi legislativi capaci di abrogare "l'anacronistico" articolo 49 del codice di navigazione italiano e prevedere "naturali" indennizzi a fine contratto. Una via d'uscita che Zucconi, primo firmatario di una proposta di legge per abrogare il contestato articolo e prevedere gli invocati risarcimenti, punta a imboccare auspicando "una normativa nazionale, come del resto previsto dalla legge sulla concorrenza" del governo Draghi. Per risolvere invece nel suo complesso l'annosa disputa giuridica con Bruxelles - con una mappatura aggiornata delle spiagge italiane - e mantenere le promesse elettorali ci sarà tempo per la maggioranza: dopo il voto sul bis di Ursula von der Leyen e l'insediamento della nuova Commissione europea.
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