(dell'inviato Michele Esposito)
I volti sono stremati, la corsa
è stata lunga e tortuosa. Il finale non è scritto, ma sono
davvero in pochi a pensare che si possa cambiare: Ursula von der
Leyen si avvia a guidare per altri cinque anni la Commissione
europea. Ad incoronarla non saranno i 562 voti incassati da
Roberta Metsola ma la presidente uscente punta a superare quota
380, migliorando la performance di cinque anni fa. Lo farà nel
nome di un programma camaleontico, disegnato per strizzare
l'occhio alle destra di Ecr su alcuni argomenti e ai Verdi su
altri. Il vero rebus, per Ursula, sarà quello dei contorni della
sua maggioranza: un tripartito composto da Ppe, Socialisti e
Renew o un quadripartito con l'aggiunta dei Verdi? La risposta,
in fondo, è nella stessa prassi delle legislatura comunitarie,
fatte di maggioranze variabili, spesso molto diverse rispetto a
quelle che hanno votato la presidente dell'esecutivo Ue.
Le ultime ore prima del D-Day von der Leyen le ha passate
come un fantasma a Strasburgo: chiusa nelle sale protocollari
degli edifici dell'Eurocamera, lontana dai riflettori. Impegnata
a ultimare le linee guida del programma che, in un intervento di
poco meno di un'ora, domani mattina illustrerà all'Aula. I
contatti con tutti i gruppi - eccetto i Patrioti e l'Europa
delle Nazioni Sovrane - sono stati frequenti e tessuti
innanzitutto dallo staff della presidente designata. Con i Verdi
c'è una comunione di intenti. Tuttavia, i Greens spingono per
una certificazione del loro ingresso in maggioranza, che nel Ppe
continua a seminare malumori. E lo stesso Manfred Weber non ha
fatto chiarezza: ha per esempio lasciato che la commissione
parlamentare Cultura, che toccava ai Patrioti, fosse
redistribuita ai Verdi ma, nel voto sulle vicepresidenze, ha
inizialmente appoggiato la meloniana Sberna tra le candidate
fuori dalla maggioranza Ursula.
Manca il contatto più atteso, quello con Giorgia Meloni. La
sensazione, a Strasburgo, è che Fdi alla fine possa votare a
favore. Il problema è nella forma della trattativa. Von der
Leyen non vuole legare l'assegnazione all'Italia di un
commissario forte e di un'eventuale vicepresidenza esecutiva a
Palazzo Berlaymont al sì dei meloniani. "In questo momento non
sono l'ago della bilancia", spiegano qualificate fonti
parlamentari vicine alla presidente. Certo, i rapporti tra
Meloni e von der Leyen sono sempre stati buoni e la presidente
della Commissione non ha alcuna intenzione di peggiorarli. Nella
sua strategia, Ecr resta fuori dalla maggioranza. L'ex ministra
della Difesa attende, da parte sua, un segnale da Meloni a
ridosso del voto. Un segnale che in qualche modo certifichi il
patto di non belligeranza e la possibile collaborazione tra le
due.
L'importanza dell'Italia, nello schema che ha in testa von
der Leyen, non si discute. Né sembra sia stata mossa qualche
riserva nei confronti dell'ipotesi che sia Raffaele Fitto il
commissario. Il ministro per gli Affari Ue, secondo più fonti
parlamentari, ha passato il pomeriggio a Strasburgo e avrebbe
visto la delegazione di Fdi. E chissà che non ci stato un
contatto con la stessa von der Leyen. Nessuna conferma,
tuttavia, è arrivata sulla sua presenza. Un fantasma, proprio
come la presidente della Commissione in pectore.
Entro le otto di domattina von der Leyen invierà il testo del
suo programma ai gruppi. Poi parlerà in Aula, alle 9, dove
seguirà il dibattito degli eurodeputati. Alle undici i lavori
saranno sospesi e i gruppi si riuniranno per decidere il da
farsi ed eventuali osservazioni da apporre al programma. Alle 13
il voto, a scrutinio segreto. Durerà poco meno di due ore.
Sicurezza, accelerazione della difesa europea, tutela della
democrazia, competitività saranno alcuni dei pilastri del
discorso di von der Leyen. Ci sarà, forte, un richiamo alla
stabilità di un'Europa che solo unita può affrontare un mondo
segnato dai conflitti, che a novembre potrebbe essere scosso
dall'arrivo di Donald Trump. L'appello di von der Leyen sarà per
un'Ue forte, forse più pragmatica, ma comunque ancorata al Green
Deal. Sarà un discorso con cui la presidente della Commissione,
risponderà a suo modo a Viktor Orban. E' lui, in questo momento,
l'avversario numero a cui far fronte all'interno dell'Ue.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA