(di Michele Esposito)
Difesa, Green Deal, diritti:
sarà l'Europa delle maggiorane variabili. Giorgia Meloni e la
delegazione di Fdi, nonostante abbiano votato contro il bis di
Ursula von der Leyen, nel corso dei prossimi mesi potrebbero
rientrare nei giochi che contano al Parlamento europeo.
L'obiettivo è contrastare i Verdi, facendo asse con il Ppe e i
Liberali. Non sarà facile, il muro dei Socialisti sarà piuttosto
solido, forte di un gruppo di 136 membri. Ma sulle tematiche
ambientali, Meloni può contare sull'ampio malcontento che
serpeggia nei Popolari per la presenza dei Verdi in maggioranza.
In realtà, Fratelli d'Italia deve innanzitutto superare la
coltre di scetticismo che nei partiti europeisti ha portato il
voto contrario alla conferma di von der Leyen. La stessa
presidente della Commissione, nelle ore successive al voto, non
ha fatto molto per nascondere la sua delusione nei confronti del
posizionamento di Fdi. Ai microfoni ha scandito che lavorerà "il
più possibile" con chi l'ha sostenuta. E chi, in quelle ore, ha
avuto modo di ascoltarla, ha evidenziato una certa sorpresa
nell'ex ministra tedesca per un atteggiamento da "opposizione e
non da partito che dialoga con la maggioranza" da parte della
delegazione dei meloniani. Ancor più, nell'entourage di von der
Leyen, non è piaciuta la strategia da parte della premier
italiana di tenere coperto il voto all'Eurocamera fino
all'ultimo.
Tuttavia, quando da settembre a Strasburgo si entrerà nel
concreto il margine di manovra, per Fdi, ci sarà eccome. Nei
primi cento giorni del suo mandato von der Leyen metterà in
campo le misure per i progetti comuni sulla difesa e punterà al
Clean Industrial Deal, vero punto di svolta dei primi mesi della
nuova Commissione. L'idea di von der Leyen è coniugare
l'annunciata "barra dritta" sul Green deal a misure che
aumentino la competitività dell'imprese sburocratizzando il
contesto in cui operano. E' in quest'ambito che una parte di
Ecr, meloniani su tutti, potranno far pesare i propri numeri
facendo asse con il Ppe contro le posizioni di Verdi e
Socialisti. E non è escluso che, su questi temi, anche il gruppo
dei Patrioti - a partire dal Rassemblement National - si
avvicini al centrodestra della maggioranza europeista.
Simili convergenze potrebbero verificarsi sul dossier
migratorio. Nelle sue linee guida, al di là del commissario ad
hoc sul Mediterraneo, von der Leyen ha mostrato di andare
incontro alle istanze della presidente del Consiglio,
rilanciando le partnership con i Paesi africani ed evocando
strumenti innovativi per il contrasto ai migranti irregolari. E
in quella locazione in tanti, all'Eurocamera, hanno letto un
implicito riferimento agli hub per i rimpatri nei Paesi terzi su
modello dell'intesa tra Italia e Albania. Sui temi dei diritti,
come su quello delle riforme dei Trattati, Meloni e Fdi
rischiano invece l'isolamento. Uno dei collanti dei quattro
gruppi di maggioranza - Ppe, Socialisti, Renew e Greens - è
proprio la difesa del rule of law. Votando contro il bis Ursula,
esattamente come il gruppo dei Patrioti di Marine Le Pen, Viktor
Orban e Matteo Salvini, Meloni ha alimentato la suggestione di
chi, tra i Popolari, vorrebbe tenere ai margini i Conservatori.
Come Donald Tusk, che mal sopporta qualsiasi convergenza con un
gruppo co-presieduto dal partito del suo principale nemico
interno, Mateusz Morawiecki.
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