(di Michele Esposito)
Il caso Viktor Orban approda
ufficialmente sul tavolo di una riunione di alto livello dei 27.
La posizione ungherese nelle prime, scoppiettanti battute della
sua presidenza di turno sarà infatti al centro del Consiglio
Affari Esteri che si riunisce a Bruxelles lunedì, l'ultimo prima
dell'estate. L'incontro avrà diversi temi sul tavolo:
dall'Ucraina a Israele, dalla Siria alla questione cipriota ma
sarà innanzitutto il dossier ungherese a riscaldare gli animi
dei convitati.
L'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep
Borrell, aveva inizialmente scelto una risposta nettissima al
viaggio non concordato di Orban a Mosca: boicottare il Consiglio
Affari Esteri-Difesa informale di fine agosto convocandone uno
parallelo a Bruxelles. Ma le riserve di alcune capitali, a
cominciare da Berlino, hanno poi fatto tornare sui propri passi
Borrell, che in settimana ha informato le cancellerie europeo
che il Gymnich si terrà a Budapest come da programma. La
questione non è tuttavia chiusa e sebbene formalmente non in
agenda sarà affrontata dai 27 nella riunione di Bruxelles. "Non
è un tema all'ordine del giorno ufficiale ma è scontato che
qualche ministro lo tirerà fuori. Ci sono già diversi Stati che
chiedono di reagire con azioni contro Budapest. E' una questione
di forma e di sostanza. Per quanto riguarda la forma, i Trattati
sono chiari: la presidenza del Consiglio di turno non
rappresenta l'Ue all'esterno. E in alcun momento Orban ha avuto
il potere di rappresentare l'Unione e non semplicemente il suo
Paese", hanno spiegato fonti europee.
Nella sostanza, invece, l'Ungheria sul dossier ucraino
continua ad avere una posizione disallineata da Bruxelles. E
Orban, d'altro canto, non ha smesso di sostenere l'opportunità
della sua "missione di pace", che lo ha portato prima a Kiev,
poi a Mosca. Il premier ungherese si sta sempre di più
presentando come la pedina europea di Donald Trump in vista
delle elezioni americane. Qualsiasi decisione dell'Ue sul
sostegno a Kiev rischia di sbattere contro il veto ungherese,
complicando quindi il fornimento di armi e risorse a favore di
Volodymyr Zelensky.
Ma l'Ucraina non è il solo dossier che vede Budapest come
avversario interno di Bruxelles. Venerdì una dichiarazione a 27
stilata per deplorare il voto della Knesset contro la soluzione
dei due Stati è stata bloccata proprio dall'Ungheria, che ha una
posizione radicalmente pro-Netanyahu. Sul conflitto di Gaza
"vogliamo mantenere aperto il dialogo con tutte le parti
coinvolte", ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani
che, assieme ad altri Paesi, chiederà all'Ue una revisione della
sua strategia sulla Siria. "Il nostro obiettivo è una politica
sulla Siria più pragmatica e, proattiva per aumentare
l'efficacia della nostra assistenza umanitaria e per creare le
condizioni per il ritorno sicuro, volontario e dignitoso dei
rifugiati siriani", ha sottolineato Tajani.
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