(di Michele Esposito)
La Germania domina, i Popolari
sono in netta maggioranza, l'Italia si ritrova senza una
presidenza. La spigolosa partita della composizione delle
commissioni dell'Europarlamento si conclude con una coda di
veleni e con la sensazione che, da qui in avanti, trovare una
maggioranza stabile in Ue non sarà semplice. La tornata di
nomine si conclude però anche con una certezza: il cordone
sanitario nei confronti dei Patrioti ha retto. Innescando la
piccata reazione della stessa presidenza di turno ungherese:
"Questa è oligarchia", ha tuonato il ministro per gli Affari Ue
di Budapest, Janos Boka.
L'Italia esprimerà un presidente di commissione: è il dem
Antonio Decaro, che guiderà l'Ambiente. All'ex sindaco di Bari
si aggiunge il capodelegazione del M5s, Pasquale Tridico, eletto
alla guida della sottocommissione per le questione Fiscali. La
casella mancante da presidente è invece dovuta alla perdita, da
parte di Fi, della presidenza degli Affari Costituzionali. Ma
nelle file azzurre viene negato qualsiasi legame con il voto
contrario di Fdi a Ursula von der Leyen. "E' stato il segretario
Antonio Tajani ad indicare le priorità del partito per questa
legislatura, tenendo ovviamente conto del metodo d'Hondt" che
vige al Pe per la distribuzione della cariche, sottolineano
fonti di Fi. Nell'ottica del partito guidato dal ministro degli
Esteri, quindi, non c'è stato alcun downgrade. Forza Italia
esprime il vicepresidente del gruppo del Ppe, Massimiliano
Salini, la prima vicepresidenza della commissione Controllo del
Bilancio, con Caterina Chinnici, e la presidenza di due
delegazioni parlamentari: quella Ue-Nato, in dirittura d'arrivo
per Salvatore De Meo, e quella sull'Asia Centrale, che sarà
guidata da Giusi Princi. Per ufficializzare queste due cariche
si dovrà però attendere la Plenaria di settembre.
Eppure c'è chi la vede in modo diverso rispetto agli azzurri.
"Sulle nomine la situazione per la maggioranza è devastante", ha
sottolineato l'eurodeputato Pd Brando Benifei. Mentre Nicola
Zingaretti, fresco di nomina a capodelegazione del Pd
all'Eurocamera (con Alessandra Moretti come vice), ha osservato:
nella posizione di Giorgia Meloni "ho la netta sensazione che ci
sia stato il prevalere di un interesse di partito rispetto a un
interesse nazionale dell'Italia, ma da italiano mi auguro che
questo non venga pagato dal nostro Paese in termini anche di
autorevolezza sulle scelte che farà von der Leyen".
Furiosa, invece, è stata la reazione degli eurodeputati
sovranisti. In commissione Affari Esteri, dopo che l'Aula ha
respinto la candidatura dell'orbaniana Kinga Gal come
vicepresidente Roberto Vannacci e i suoi colleghi Patrioti hanno
lasciato la sala, gridando allo scandalo. "Il cordone sanitario
non rispetta i risultati elettorali, useremo tutti i mezzi
legali a disposizione per capire se è possibile adire alla Corte
di Giustizia dell'Ue", hanno annunciato i Patrioti in una
conferenza stampa. Hanno retto, invece, gli accordi che hanno
portato Ecr ad incassare tre presidenze e, parallelamente, i
Verdi ad ottenere quanto previsto nei giorni scorsi: la
presidenza delle commissioni al Mercato Interno e Cultura e
quella della sottocommissione ai Diritti Umani.
Tre invece le presidenze assegnate ai Conservatori - nessuna
a Fdi, che ha optato per la vicepresidenza dell'Eurocamera - che
a loro volta festeggiano. "Per tredici volte le sinistre rosse e
verdi hanno provato a fare secchi i nostri candidati e hanno
perso", ha sottolineato Nicola Procaccini. La sensazione,
comunque, resta quella di una maggioranza all'Eurocamera
variabile, segnata dalla mancata ufficialità dell'ingresso dei
Verdi da un lato e dalla volontà di Socialisti e Liberali di
tenere il più lontano possibile Ecr. Guardando alle
vicepresidenze di commissione, l'Italia ne ha prese
complessivamente dodici: 6 a Fdi, 4 al Pd, una a Fi e una ai
Verdi.
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