(di Michele Esposito)
Sei raccomandazioni nuove di
zecche, un fronte della libertà dei media definito "urgente", i
dubbi sulla riforma del premierato e il perdurare di croniche
criticità nel campo della giustizia: l'edizione 2024 del
Rapporto sullo stato di diritto della Commissione non sorride
certo all'Italia. Nelle 46 pagine del 'Country Report' dedicate
al Belpaese, Bruxelles fotografa uno status quo con più ombre
che luci, ponendo l'accento "sulle diverse sfide che i
giornalisti italiani devono affrontare nell'esercizio della loro
professione" e sulla "garanzia di indipendenza e di
finanziamenti adeguati" che devono caratterizzare il servizio
pubblico. Il report non comporta alcuna conseguenza concreta per
l'Italia. Ma è destinato ad aumentare il pressing di Bruxelles
su Giorgia Meloni per il recepimento del Media Freedom Act, il
cui termine per i Paesi membri è l'8 agosto del 2025.
Nel rapporto non c'è solo l'Italia ad aver avuto sei
raccomandazioni. Ma Roma non ne esce come una delle capitali più
virtuose. L'esecutivo Ue raccomanda all'Italia di impegnarsi
nella digitalizzazione di tribunali penali e procure, adottare
la proposta legislativa in sospeso sui conflitti di interesse e
istituire un registro operativo per le lobby, regolamentare le
informazioni su finanziamenti a partiti e campagne elettorali,
tutelare i giornalisti e garantire l'indipedenza dei media,
creare un'istituzione nazionale per i diritti umani in linea con
i principi Onu.
Ad allarmare particolarmente Palazzo Berlaymont c'è la
situazione dei media. Il governo, recita il report, è chiamato
ad uniformarsi alla direttiva anti-Slapp, ovvero a proteggere i
giornalisti dalle cosiddette querele temerarie. Si tratta,
assieme al Media Freedom Act, di una delle due misure cardine
della Commissione uscente per la libertà di stampa. Ma non è
finita qui. Preoccupano anche "casi di aggressioni fisiche,
minacce di morte e altre forme di intimidazione" (l'Ue ne conta
75 nei primi sei mesi del 2024) ai danni dei giornalisti e la
decisione di ridurre il canone Rai nell'ultima manovra. Il
quadro, insomma, è fosco. E, se comparato con le parole del
presidente Sergio Mattarella alla cerimonia del Ventaglio,
appare anche di grande attualità.
L'analisi dell'Ue sull'Italia si sviluppa su 4 capitoli. In
uno di questi, la Commissione esprime più di una riserva sulla
riforma del premierato. "Con questa riforma non sarebbe più
possibile per il presidente della Repubblica trovare una
maggioranza alternativa e/o nominare una persona esterna al
Parlamento come primo ministro", viene spiegato nel report che
registra "le preoccupazioni" degli stakeholders per il sistema
di pesi e contrappesi istituzionali. Allo stesso modo, anche lo
stop all'abuso di ufficio approvato in via definita nei giorni
scorsi non rasserena Bruxelles. La misura "limita la portata del
reato di traffico d'influenza e potrebbe avere implicazioni per
l'investigazione di frodi e corruzione", è il richiamo dell'Ue.
Non meno severa è la fotografia dello stato di salute del
dibattito pubblico in Italia. "Attacchi verbali e violenze
riducono lo spazio civico", sottolinea il report, secondo il
quale ad essere nel mirino sono manifestanti e operatori delle
organizzazioni umanitarie.
Nell'illustrare il rapporto sia la vice presidente della
Commissione Ue Vera Jourova sia il commissario alla Giustizia
Didier Reynders hanno spiegato come, sul dossier stato di
diritto, il dialogo con Roma c'è stato e ci sarà. Elemento,
quest'ultimo, sottolineato con una certa veemenza anche dal
governo italiano. All'Eurocamera, dove il rapporto è stato
illustrato da Reynders, si è invece accesa subito la polemica.
Sul documento c'è stata "una patetica strumentalizzazione delle
sinistre", ha sottolineato la delegazione di Fdi di fronte a
chi, Pd e M5S in testa, ha denunciato un crescente isolamento
dell'Italia. "E' tempo di arginare questa deriva illiberale", è
stato l'appello lanciato dall'eurodeputato dem Alessandro Zan.
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