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La Corte Ue boccia i 10 anni di residenza richiesti per il reddito cittadinanza

La Corte Ue boccia i 10 anni di residenza richiesti per il reddito cittadinanza

Per il giudice di Lussemburgo è una "discriminazione indiretta"

Bruxelles, 29 luglio 2024, 10:38

Redazione ANSA

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La Corte Ue boccia i 10 anni di residenza richiesti per il reddito cittadinanza - RIPRODUZIONE RISERVATA

La Corte Ue boccia i 10 anni di residenza richiesti per il reddito cittadinanza - RIPRODUZIONE RISERVATA

BRUXELLES - L'Italia non può subordinare l'accesso dei cittadini di Paesi terzi soggiornanti di lungo periodo a una misura riguardante le prestazioni sociali, l'assistenza sociale o la protezione sociale al requisito di aver risieduto nel Paese per almeno dieci anni, gli ultimi due in modo continuativo. Lo afferma la Corte di giustizia Ue pronunciandosi su un rinvio a Lussemburgo del Tribunale di Napoli sul reddito di cittadinanza. Tale requisito è una "discriminazione indiretta", sottolinea, e in base alla direttiva lo status di soggiornante di lungo periodo prevede il soggiorno di cinque anni ininterrotti per la parità di trattamento.

Precisa anche la Corte Ue che allo Stato membro, l'Italia nel caso della sentenza, è anche vietato sanzionare penalmente una falsa dichiarazione riguardante tale requisito illegale di residenza. Il rinvio a Lussemburgo nasceva dall'accusa a due cittadine di Paesi terzi soggiornanti di lungo periodo in Italia di aver commesso un reato firmando domande per ottenere il 'reddito di cittadinanza', prestazione sociale poi abolita il primo gennaio 2024.

Le due avrebbero falsamente attestato di soddisfare i requisiti, compreso quello relativo alla residenza per almeno dieci anni in Italia, di cui gli ultimi due in modo continuativo. Avrebbero indebitamente percepito rispettivamente 3.414 e 3.187 euro. Il Tribunale di Napoli aveva chiesto alla Corte di giustizia se tale requisito di residenza sia conforme alla direttiva sui cittadini di Paesi terzi soggiornanti di lungo periodo. Secondo la Corte il requisito per i soggiornanti di lungo periodo è "discriminazione indiretta" perché interessa principalmente i cittadini stranieri. Quanto ai cinque anni per lo status di soggiornante di lungo periodo, nota, il legislatore dell'Unione li ha considerati un periodo sufficiente per avere diritto alla parità di trattamento con i cittadini di tale Stato membro quanto a prestazioni sociali, assistenza sociale e protezione sociale.

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