Un lavoro complesso, durato due
anni, che ha visto spesso il cancelliere tedesco Olaf Scholz e
la sua ministra degli Esteri Annalena Baerbock su posizioni
diverse. E questa divergenza avrebbe in qualche modo ritardato
anche il possibile rilascio di Alexei Navalny. Il settimane Die
Zeit, nella sua edizione online, ripercorre il dietro le quinte
del più grande scambio di prigionieri della storia tra Usa e
Mosca. Ad essere coinvolti, infatti, non sono stati solo
Washington ma altre cancellerie europee, Berlino in primis. E'
in Germania infatti che Vadim Krasikov, agente dei servizi
russi, stava scontando l'ergastolo per aver ucciso nel parco di
Tiegarten un oppositore ceceno. E, spiega la testata tedesca, è
a Krasikov che Vladimir Putin puntava innanzitutto.
Di uno scambio di prigionieri, si legge sul Die Zeit, si
parlò già nel 2022, quando gli Usa contattarono i tedeschi
consegnando una lista di prigionieri che Mosca avrebbe voluto
liberare. Tra questi c'era Krasikov. La prima proposta di
Washington, scambiare il sicario russo con la cestista - allora
detenuta a Mosca - Brittney Griner o, dopo il rilascio di
quest'ultima, con il giornalista Evan Gershkovich, fu respinta.
La Germania voleva anche un segnale politico che rendesse tale
scambio accettabile agli occhi dei tedeschi. I contatti tra
Washington e Berlino non si interruppero, tuttavia. E spuntò
l'idea di coinvolgere Navalny.
Fu in quel periodo che, secondo Die Zeit, emerse il veto
ufficioso di Baerbock, contraria sia in linea di principio a
simili iniziative sia perché temeva che, una volta liberato,
Navalny tornasse in Russia, come aveva fatto dopo
l'avvelenamento per il quale fu curato a Berlino. Seguirono mesi
di stasi. Finché fu Joe Biden a chiamare personalmente Scholz e
a inoltrare la richiesta di uno scambio di un numero elevato di
prigionieri, Navalny incluso. A quel punto, spiega la testata
tedesca, Scholz spiegò alla ministra dei Verdi che una richiesta
del presidente degli Usa non poteva essere rifiutata in nome
delle relazioni tra i due Paesi. Bastava, spiegò Scholz, che ci
fosse una non opposizione di Baerbosk. Anche il ministro della
Giustizia, liberale, Marco Buschmann fu coinvolto e diede il suo
assenso. Il 16 febbraio del 2024, tuttavia, Navalny morì in
Siberia. Dopo settimane di caos, Die Zeit scrive che gli Usa
ripresero il filo con Berlino. Arrivando ai contorni dello
scambio che ha avuto luogo ieri. E che ha incluso Vladimir
Kara-Murza, il secondo dissidente russo più famoso, anche
all'estero, dopo Navalny.
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