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>>>ANSA/ Il Ppe si schiera con Fitto, ma i liberali si ribellano

>>>ANSA/ Il Ppe si schiera con Fitto, ma i liberali si ribellano

In ballo la vicepresidenza esecutiva, Ursula vuole chiudere

BRUXELLES, 04 settembre 2024, 20:34

Redazione ANSA

ANSACheck

(di Michele Esposito) All'ultimo giro di boa si complicano i piani di Ursula von der Leyen sulla nuova Commissione. Ed è l'Italia, ancora una volta, a dividere la maggioranza che, solamente lo scorso luglio, ha sostenuto il bis della numero uno di Palazzo Berlymont. La nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo, con potenziali deleghe cruciali come quella ai dossier economici ha fatto drizzare i capelli ai liberali, convinti che un tassello così importante della futura Commissione non possa andare ad un esponente di un partito che considerano come anti-Ue. E sulla mossa di Renew potrebbe esserci anche lo zampino di Emmanuel Macron, deus ex machina dietro le quinte del gruppo che fa capo a Valerie Hayer.
    Il tema è che sul ruolo da assegnare a Fitto (e quindi all'Italia) si scontrano due visioni: quella del Ppe, convinto che premiare il governo di Giorgia Meloni significhi avvicinarlo alle posizioni più moderate dei popolari; e quella di chi, come Renew, punta ad una maggioranza che anche in futuro resti quella che ha votato l'Ursula bis. Con Fratelli d'Italia fuori e i Verdi dentro. Von der Leyen, annusando l'aria di tempesta, si è recata di persona all'Eurocamera dove, è stato confermato da più fonti qualificate, ha visto i presidenti di Renew, dei Verdi e dei socialisti Ue. Ma al primo bilaterale in agenda, quello con Hayer, è arrivata subito la doccia fredda. "La nomina di Fitto desta preoccupazione", ha spiegato la capogruppo macroniana a quanto si è appreso da chi segue il dossier nomine. In mattinata, invece, ad esprimersi era stato il leader del Ppe, Manfred Weber, confermando che a Fitto sarà assegnata una vicepresidente esecutiva e sottolineando come saranno 14 i membri della Commissione di segno popolare.
    Mercoledì prossimo von der Leyen dovrebbe presentare la nuova squadra. Poi, dopo poche settimane, cominceranno le audizioni.
    Ed è lì che, oltre a misurare la preparazione del commissario candidato, i delicati equilibri della maggioranza potrebbero saltare. Su ciascun candidato una commissione parlamentare - se richiesto dai gruppi - può esprimersi con un voto. Mentre la plenaria è chiamata a decidere, con scrutinio palese, se sostenere o meno la Commissione nel suo insieme. Ma è sui singoli che la maggioranza potrebbe andare nel caos. C'è chi, all'Eurocamera, prevede ad esempio che dai conservatori alla fine arrivino più voti favorevoli ai candidati che dai Greens, che pure hanno sostenuto il bis di Ursula. Senza dimenticare il ruolo dei Patrioti, all'opposizione ma numericamente a dir poco ingombranti. "Fitto ha i requisiti per rappresentare l'Italia", hanno già anticipato dalla Lega.
    Il Pd, ma anche i socialisti nel loro insieme, in queste ore restano in prudente silenzio. Molto dipenderà da quale ruolo von der Leyen vorrà assegnare ai (pochi) esponenti del Pse. Renew, invece, dovrebbe avere 5 suoi membri a Palazzo Berlaymont. Tra i vicepresidenti esecutivi, oltre al ministro italiano, sono nettamente in pole Thierry Breton, Valdis Dombrovskis e Teresa Ribera. Secondo i rumors brussellesi, il voto per la ministra spagnola della Transizione ecologica e quello per Fitto sono due facce della stessa medaglia: se cade una, cade anche l'altra.
    "Competenze ed equilibri sono i due criteri prioritari per la Commissione", ha assicurato von der Leyen nel corso della conferenza stampa nella quale sono state presentate le 14 raccomandazioni del dialogo strategico sull'agricoltura. Un equilibrio - ha precisato la presidente - che deve essere geografico, politico e di genere. Resta tuttavia il nodo della netta maggioranza di candidati uomini sulle donne, che sarebbero dieci in totale. "Metà della popolazione europea è rappresentata da donne. Per questo ho inviato la richiesta agli Stati membri sulla presentazione anche di candidate. Senza la mia lettera, e senza la discussione che ne è nata, ci sarebbero state 4 donne e 21 uomini su 25 commissari, ad esclusione della presidente e dell'alto rappresentante", ha sottolineato von der Leyen, spiegando che la partita resta aperta. A rischiare sono soprattutto Malta e Slovenia, che hanno respinto l'invito della presidente a cambiare il loro candidato con una personalità femminile.
   

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