(di Michele Esposito)
All'ultimo giro di boa si
complicano i piani di Ursula von der Leyen sulla nuova
Commissione. Ed è l'Italia, ancora una volta, a dividere la
maggioranza che, solamente lo scorso luglio, ha sostenuto il bis
della numero uno di Palazzo Berlymont. La nomina di Raffaele
Fitto a vicepresidente esecutivo, con potenziali deleghe
cruciali come quella ai dossier economici ha fatto drizzare i
capelli ai liberali, convinti che un tassello così importante
della futura Commissione non possa andare ad un esponente di un
partito che considerano come anti-Ue. E sulla mossa di Renew
potrebbe esserci anche lo zampino di Emmanuel Macron, deus ex
machina dietro le quinte del gruppo che fa capo a Valerie Hayer.
Il tema è che sul ruolo da assegnare a Fitto (e quindi
all'Italia) si scontrano due visioni: quella del Ppe, convinto
che premiare il governo di Giorgia Meloni significhi avvicinarlo
alle posizioni più moderate dei popolari; e quella di chi, come
Renew, punta ad una maggioranza che anche in futuro resti quella
che ha votato l'Ursula bis. Con Fratelli d'Italia fuori e i
Verdi dentro. Von der Leyen, annusando l'aria di tempesta, si è
recata di persona all'Eurocamera dove, è stato confermato da più
fonti qualificate, ha visto i presidenti di Renew, dei Verdi e
dei socialisti Ue. Ma al primo bilaterale in agenda, quello con
Hayer, è arrivata subito la doccia fredda. "La nomina di Fitto
desta preoccupazione", ha spiegato la capogruppo macroniana a
quanto si è appreso da chi segue il dossier nomine. In
mattinata, invece, ad esprimersi era stato il leader del Ppe,
Manfred Weber, confermando che a Fitto sarà assegnata una
vicepresidente esecutiva e sottolineando come saranno 14 i
membri della Commissione di segno popolare.
Mercoledì prossimo von der Leyen dovrebbe presentare la nuova
squadra. Poi, dopo poche settimane, cominceranno le audizioni.
Ed è lì che, oltre a misurare la preparazione del commissario
candidato, i delicati equilibri della maggioranza potrebbero
saltare. Su ciascun candidato una commissione parlamentare - se
richiesto dai gruppi - può esprimersi con un voto. Mentre la
plenaria è chiamata a decidere, con scrutinio palese, se
sostenere o meno la Commissione nel suo insieme. Ma è sui
singoli che la maggioranza potrebbe andare nel caos. C'è chi,
all'Eurocamera, prevede ad esempio che dai conservatori alla
fine arrivino più voti favorevoli ai candidati che dai Greens,
che pure hanno sostenuto il bis di Ursula. Senza dimenticare il
ruolo dei Patrioti, all'opposizione ma numericamente a dir poco
ingombranti. "Fitto ha i requisiti per rappresentare l'Italia",
hanno già anticipato dalla Lega.
Il Pd, ma anche i socialisti nel loro insieme, in queste ore
restano in prudente silenzio. Molto dipenderà da quale ruolo von
der Leyen vorrà assegnare ai (pochi) esponenti del Pse. Renew,
invece, dovrebbe avere 5 suoi membri a Palazzo Berlaymont. Tra i
vicepresidenti esecutivi, oltre al ministro italiano, sono
nettamente in pole Thierry Breton, Valdis Dombrovskis e Teresa
Ribera. Secondo i rumors brussellesi, il voto per la ministra
spagnola della Transizione ecologica e quello per Fitto sono due
facce della stessa medaglia: se cade una, cade anche l'altra.
"Competenze ed equilibri sono i due criteri prioritari per la
Commissione", ha assicurato von der Leyen nel corso della
conferenza stampa nella quale sono state presentate le 14
raccomandazioni del dialogo strategico sull'agricoltura. Un
equilibrio - ha precisato la presidente - che deve essere
geografico, politico e di genere. Resta tuttavia il nodo della
netta maggioranza di candidati uomini sulle donne, che sarebbero
dieci in totale. "Metà della popolazione europea è rappresentata
da donne. Per questo ho inviato la richiesta agli Stati membri
sulla presentazione anche di candidate. Senza la mia lettera, e
senza la discussione che ne è nata, ci sarebbero state 4 donne e
21 uomini su 25 commissari, ad esclusione della presidente e
dell'alto rappresentante", ha sottolineato von der Leyen,
spiegando che la partita resta aperta. A rischiare sono
soprattutto Malta e Slovenia, che hanno respinto l'invito della
presidente a cambiare il loro candidato con una personalità
femminile.
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