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Cambia il vento in Europa sui migranti: Olanda e Germania preparano la stretta

Cambia il vento in Europa sui migranti: Olanda e Germania preparano la stretta

Lunedì Berlino introduce i controlli alla sue frontiere. Ma di eccezione in eccezione, Schengen è a rischio

Bruxelles, 13 settembre 2024, 18:15

di Mattia Bernardo Bagnoli

ANSACheck
Ancora uno sbarco di migranti a Roccella, arrivati in 72 - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ancora uno sbarco di migranti a Roccella, arrivati in 72 - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il vento muta sempre di più in Europa sulla questione dei migranti. La Germania, con la sua decisione d'introdurre i controlli alle frontiere in deroga alle regole di Schengen, ha mostrato plasticamente che nessuno è immune, nell'Ue, ai contraccolpi politici dovuti ad un tema sempre più divisivo.

Certo, la tornata elettorale nei Lender - ora tocca al Brandeburgo, dove AfD è nuovamente in testa ai sondaggi - conta più di ogni altra cosa per spiegare l'inversione di marca decretata da Berlino. Che solo un anno fa remava contro le soluzioni più severe contenute nel nuovo Patto sulla migrazione, adottato in via definitiva prima dell'estate.

A Bruxelles si è tenuta una riunione del gruppo di lavoro su Schengen - con i funzionari in arrivo dalle capitali - e benché la mossa della Germania non fosse all'ordine del giorno è stata cionondimeno discussa. Berlino infatti adesso avrà controlli con tutti i Paesi confinanti, una scelta alquanto forte e simbolica -- decisione notificata alla Commissione Europea "sulla base dell'articolo 25a (4)" del Codice di Schengen "sulle minacce prevedibili", ha precisato all'ANSA un portavoce dell'esecutivo Ue.

L'articolo prevede che, "qualora vi sia una grave minaccia per l'ordine pubblico o la sicurezza interna di uno Stato membro, quest'ultimo può eccezionalmente ripristinare il controllo di frontiera su tutte le frontiere interne o su parti specifiche di esse per un periodo limitato fino a 30 giorni o per la durata prevedibile della grave minaccia, se questa supera i 30 giorni". La portata e la durata del ripristino temporaneo del controllo di frontiera alle frontiere interne non deve ad ogni modo "superare quanto strettamente necessario per rispondere alla minaccia grave". Il comma 4 dell'articolo 25a stabilisce poi che "il periodo complessivo di ripristino del controllo di frontiera alle frontiere interne [...] non deve superare i sei mesi". Ma "in presenza di circostanze eccezionali [...], tale periodo complessivo può essere esteso fino a un massimo di due anni". Insomma, di eccezionale in eccezionale la libera circolazione all'interno dell'Ue, uno dei suoi capisaldi tra i diritti fondamentali, rischia di andare a rotoli.

"Comprendiamo la Germania e la sosteniamo", confida una fonte diplomatica di un Paese nordico. D'altra parte scagli la prima pietra chi non ha applicato una limitazione nel corso di questi ultimi anni. Anzi, peggio. In alcune zone 'calde' - in Austria ad esempio - i controlli sono ormai in vigore da anni. "Quando ci sono Stati membri, come l'Ungheria, che non registrano nessuno allora si arriva a questo, qualcuno dice basta", nota un funzionario europeo. Il problema è che ora potrebbe scattare un effetto domino. Basta vedere cosa sta accadendo in Olanda (dove per la verità una stretta sulla migrazione era nell'aria da tempo e ora semplicemente sta prendendo corpo con l'entrata in carica del governo).

I Paesi Bassi, infatti, hanno annunciato che attiveranno "il più rapidamente possibile" la clausola d'emergenza sull'immigrazione, dichiarando una crisi dell'asilo. Inoltre chiederanno a Bruxelles una deroga (opt-out) alle politiche comunitarie. Che in molti, però, definiscono già "impossibile". Il portavoce dell'esecutivo Ue non ha tradito il suo fastidio, notando come, nell'Ue, "non si chiede una deroga da una legge appena approvata". Ovvero quel Patto sulla migrazione votato anche dall'Olanda. L'Aia, a dire il vero, ha già chiarito che - mentre lotterà per la sua deroga - attuerà il Patto sulla migrazione, perché è l'unico modo per gestire lo status quo. Ma resta il fatto che - come sempre - quando si muove la Germania tutto cambia. "Peraltro quello che hanno annunciato non è poi niente d'incredibile, tutto sta ovviamente nei dettagli dell'attuazione", spiega ancora un funzionario europeo. Ovvero come saranno eseguiti questi controlli. "La discriminate sono i respingimenti", nota un diplomatico. "Se Berlino inizierà a bloccare le persone e a rimandarle indietro allora la situazione potrà precipitare, perché è illegale".

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz discuterà nei prossimi giorni con diversi leader europei per chiarire i piani della Germania sulla politica d'asilo. Scholz è già in contatto con il primo ministro polacco Donald Tusk e, secondo quanto indicato dal portavoce, a breve è previsto un colloquio anche con la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Berlino ha inoltre convocato una riunione, in programma martedì 17 settembre, con i ministri degli Interni di Bulgaria, Francia, Grecia, Italia, Croazia, Austria, Polonia, Slovenia, Gran Bretagna e dei Balcani occidentali, nel contesto del 'Processo di Berlino'. "Il focus sarà sui temi dell'immigrazione irregolare, della tratta di esseri umani, del contrabbando e della criminalità organizzata", ha indicato il ministero degli Interni tedesco. Tutto cambia e, questa volta, non certo perché tutto resti come prima.

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