(di Michele Esposito)
Tre giorni per completare il
puzzle della Commissione Ue, non uno di più. Ursula von der
Leyen, dopo un primo rinvio, è più che mai decisa a presentare
la lista dei membri della sua squadra martedì a Strasburgo. Non
vuole ulteriore ritardi, anche a costo di forzature al
regolamento. Già, perché la Slovenia non ha ancora formalmente
indicato il suo candidato. Il governo è bloccato da una vera e
propria rivolta delle opposizioni sul nome di Marta Kos, sul
quale manca il via libera parlamentare. L'ex diplomatica è nel
mirino, accusata di lavorare per una società di lobby e di
essere stata parte dei servizi iugoslavi. Ma la presidente della
Commissione sta aumentando il suo pressing affinché il primo
ministro sloveno Robert Golob formalizzi la candidatura
ugualmente.
Von der Leyen punta ad avere la nuova Commissione in vigore
il primo dicembre. Perché ciò accada il voto della Plenaria
all'intera squadra dovrà avvenire alla Plenaria di novembre. E i
tempi sono stretti. Gli hearings, ovvero le audizioni dei
commissari in pectore, mai come questa volta saranno lunghi e
oggetto di feroci scontri politici. Il rischio che uno o più
'esaminandi' non passino le forche caudine delle commissioni
parlamentari è altissimo. Socialisti, Liberali e Verdi
tenteranno in ogni modo di mettere in difficoltà quei commissari
che von der Leyen ha indicato nonostante la loro contrarietà,
Raffaele Fitto in primis. A quel punto, tuttavia, scatterebbe la
controreplica del Ppe, pronto a salire sulle barricate con i
candidati non popolari, Teresa Ribera su tutti.
La distribuzione di deleghe e poteri si è trasformata in un
complesso rompicapo. In queste ore si è ancora nella fase
dell'incertezza ma sembra probabile che la numero uno di Palazzo
Berlaymont resti ferma sulle sei vicepresidenze esecutive,
inclusa quella a Fitto. Al ministro italiano, tuttavia, non
dovrebbe essere assegnata l'Economia. Le ultime indiscrezioni
suggeriscono che il portafoglio, assieme a quello della
ricostruzione ucraina, possa a questo punto restare nelle mani
di un altro vice presidente, Valdis Dombrovskis. Ma anche
l'olandese Woepke Hoekstra, l'irlandese Michael McGrath e
l'austriaco Magnus Brunner sembrano in corsa. Fitto potrebbe
essere il titolare dell'attuazione del Pnrr e della Coesione
sebbene su quest'ultimo dossier debba vedersela con le ambizioni
del greco Apostolos Tzitzikostas, potente governatore della
Macedonia e vice presidente del Comitato delle Regioni.
L'ellenico potrebbe però consolarsi con la delega ai Trasporti.
Anche il portafoglio di Ribera è ballerino: il Ppe non la
vorrebbe a capo del clima e della transizione, e i Verdi, in
questo caso, sarebbero d'accordo. Alla ministra spagnola a quel
punto andrebbe una delega di chiara forza, quella della
Concorrenza. Tra i candidati considerati in forte ascesa c'è il
ceco Jozef Sikela, al quale sembra essere destinata la delega al
Commercio. L'agricoltura sarà probabilmente assegnata al
lussemburghese Christophe Hansen, che sta resistendo al pressing
dei socialisti per un cambio di candidato in zona Cesarini con
lo Spitzenkandidat Nicolas Schmit. Il polacco Piotr Sarafin è in
pole per il Bilancio mentre la delega alla Pesca potrebbe finire
nelle mani della portoghese Maria Luis Albuquerque. Salda la
posizione di Thierry Breton alla vicepresidenza esecutiva con
delega all'Industria sebbene von der Leyen abbia annunciato un
commissario ad hoc alla Difesa. I Socialisti potrebbero infine
essere accontentati su una delle loro richieste: affidare ad un
loro esponente gli Affari Sociali le Politiche Abitative.
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