BRUXELLES - Anticipare dal 2026 a inizio 2025 la clausola di revisione del regolamento Ue sulle emissioni auto per evitare che le proteste dei trattori lascino il posto a quelle dei produttori di auto. Adolfo Urso vola a Bruxelles per presentare in anteprima a eurodeputati e portatori di interesse la sua visione strategica per l'industria europea e cercare la sponda di quanti più Paesi possibile per riaprire il divisivo dossier sulle auto, che dal 2035 imporrà lo stop alla vendita dei motori endotermici, benzina e diesel.
Dopo le "aperture" incassate nelle scorse settimane dagli omologhi di Spagna, Repubblica Ceca e Austria, la missione di Urso domani al Consiglio Competitività sarà quella di convincere gli altri ministri a sottoscrivere un 'non paper' da presentare alla Commissione Ue. Una missione che parte in salita non solo perché la discussione non è formalmente in calendario alla riunione ma anche perché Bruxelles non sembra intenzionata a fare passi indietro rispetto alla strada già imboccata. Per l'Italia il target del 2035 è ancora "possibile", ma solo decidendo fin da subito le condizioni per arrivarci. Altrimenti, l'unica strada percorribile sarà quella di "posticipare il passaggio all'elettrico".
Tre le linee rosse imprescindibili poste dal ministro: dalla necessità di sbloccare "risorse significative, anche fondi comuni" per consentire investimenti che accelerino sulla transizione", a stabilire una chiara "visione di neutralità tecnologica" per la transizione dei motori, che includa non solo e-fuels ma anche biocombustibili e idrogeno; passando infine dalla necessità "di coniugare la transizione ambientale con la transizione digitale e la sicurezza geopolitica". Un piano che "indica all'Ue la strada della competitività", secondo l'europarlamentare di Fdi-Ecr, Nicola Procaccini, e che invece è "fuori dal tempo", a detta dell'eurodeputato Pd, Antonio Decaro. Sulle risorse comuni, a detta di Urso, l'Italia potrebbe avere il sostegno della Germania, decisa a non toccare il target del 2035 ma a discutere "tutte le condizioni per giungere a quell'appuntamento con un'industria europea competitiva", tra cui le risorse comuni e la neutralità tecnologica".
Nonostante il sostegno tedesco, espresso a Urso dal vicecancelliere Robert Habeck, ambientalista, la strada di Roma resta in salita. Bruxelles non intende far marcia indietro sui target - né i primi previsti al 2025, né quelli del 2035 - o sulla data di revisione. "Rivedere ora i target significherebbe dare ancora più incertezza e imprevedibilità alle imprese europee", spiega un funzionario Ue. Non solo elettrico, la Commissione europea è aperta anche a dare un ruolo ufficiale nella transizione all'idrogeno e ai carburanti sintetici (e-fuels), come indicato nella lettera di missione del commissario designato al clima, l'olandese Wopke Hoestra. Ma si impegna a lavorare anche sugli investimenti attraverso il piano d'azione industriale per il settore dell'automotive che ha inserito tra gli impegni del commissario designato ai trasporti, Apostolos Tzitzikōstas.
A quanto si apprende da fonti qualificate, nel corso della discussione al Consiglio Ue Competitività le delegazioni di Romania, Repubblica Ceca, Malta, Lituania e Slovacchia sono intervenute esprimendo sostegno alle idee alla base della proposta italiana per una nuova politica industriale europea, presentate dal ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA