BRUXELLES, 01 OTT - Lo avevano annunciato e alla fine lo hanno fatto: il gruppo dei Patrioti ha fatto ricorso alla Corte di giustizia Ue contro il cordone sanitario issato dai partiti europeisti per escluderli da tutte le cariche interne all'Eurocamera. Il cordone sanitario è un'invenzione della scorsa legislatura e ha una finalità ben precisa: tener lontano dalle cariche europee chi, secondo Ppe, Socialisti e Liberali, l'Ue la vuole distruggere. Ma, questa volta, i gruppi di estrema destra sono tutt'altro che residuali: i Patrioti, che hanno annunciato l'ingresso di due eurodeputati polacchi, sono saldamente al terzo posto con 86 membri.
L'ascesa dei Patriots for Europe non è solo numerica. La recente vittoria dell'Fpo in Austria ha rimesso Bruxelles di fronte ad un trend del quale non si vede la fine: la crescita degli estremismi. Nei Patrioti figura un solo primo ministro, Viktor Orban, ma i partiti che partecipano ad esecutivi nei singoli Paesi Ue sono tre: oltre a Fidesz, ci sono la Lega in Italia e il Pvv in Olanda. E tutto questo senza contare le perfomance del Rassemblement National in Francia e del Vlaams Belang in Belgio.
"A differenza di gruppi molto più piccoli, non abbiamo né vicepresidenti né questori del Parlamento, né presidenti o vicepresidenti delle commissioni. Questa applicazione del cordone sanitario viola diversi articoli del Regolamento interno", hanno sottolineato nel ricorso i Patrioti facendo riferimento anche alla Carta dei diritti fondamentali dell'Ue.
I tempi della Corte di Giustizia Ue sono lunghi ma l'intervento dei Patrioti rischia di accendere ulteriormente un clima che, all'Eurocamera, non è sereno. Si avvicina, infatti, il momento delle audizioni dei commissari designati. La data non è stata ancora scelta, sebbene ormai sembri quasi certo che si vada ai primi giorni di novembre., La conferenza dei presidenti delle commissioni parlamentari, però, ha deciso la struttura delle audizioni, ovvero ha indicato quali siano le commissioni titolate a esaminare il candidato.
A Raffaele Fitto toccherà parlare davanti la commissione Affari regionali (Regi) e il ministro meloniano rappresenta un po' un unicum tra i candidati alle vice presidenze esecutive, quasi tutti impegnati a confrontarsi con più commissioni parlamentari.
Il risultato, tuttavia, non cambia. Dopo le audizioni, nei primi due scrutini a decidere sono i 2/3 dei coordinatori dei gruppi all'interno di una commissione. Ed è su questo numero che si gioca il destino dei candidati: la loro "promozione", inesorabilmente, avrà bisogno di una maggioranza maggiore di quella attuale. Avrà bisogno, per gli esponenti socialisti, del sì di Ecr o di The Left. Per Fitto, invece, l'ago della bilancia non potrà che essere il gruppo S&D.
Dopo le trincee scavate dai partiti filo-Ue sul ministro italiano all'Eurocamera sono sopraggiunti i giorni delle trattative. L'impressione è che la partita di Fitto sia complessa ma possibile. Il rischio è che la bocciatura di un solo candidato non getti gli equilibri parlamentari nel caos. A quel punto, per la Commissione von der Leyen II il ritardo sui tempi sarebbe notevole, indebolendo Bruxelles in un momento cruciale e segnato dai conflitti.
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