BRUXELLES - I russi sono entrati a Vuhledar, martoriata cittadina del Donetsk finita per essere una delle tante linee del fronte. Cittadina da 14mila anime prima della guerra, ormai non è altro che un cumulo di macerie, dove pare si ostinino a vivere un centinaio di civili, che evidentemente non hanno altre alternative; simbolo della fiera resistenza ucraina, come Bakhmut e Avdiivka prima di lei, ora rischia di essere un altro tassello della ritirata nel Donbass, a testimonianza della fase molto delicata che sta vivendo l'Ucraina, al netto dell'operazione-immagine del Kursk.
Nel mentre, a Bruxelles, Jens Stoltenberg ha ceduto il testimone a Mark Rutte - consegnandogli il martelletto del segretario generale, nella fattispecie un pezzo da collezione degli anni '60 usato solo per le grandi occasioni - completando così il lungo processo di successione. L'ex premier olandese ha confermato che l'Ucraina sarà una delle sue "tre priorità" (le altre due sono la deterrenza e la difesa, ovvero il core business della Nato, e le partnership globali, in primis con l'Unione Europea).
Il prossimo passo, in questo senso, sarà il vertice in Germania del formato di Ramstein, questa volta a livello di leader. Lo ha voluto Joe Biden per fare il punto sugli aiuti militari nonché sull'uso che Kiev può farne, compresi gli agognati missili a lungo raggio. "Chi fa pressione sui nostri partner affinché non ci consegnino armi a lungo raggio capaci di colpire sul territorio russo ci sta legando le mani, cosi non possiamo proteggere non solo la nostra nazione ma anche l'Europa, compreso il popolo italiano", ha ribadito all'ANSA l'ex presidente ucraino Petro Poroshenko durante la sua visita all'Eurocamera a Bruxelles. Rutte, incalzato sul punto, si è limitato a dire che "sono i singoli alleati a dover decidere" ma ha detto pure di "comprendere" le richieste di Kiev, peraltro in linea con il diritto internazionale. "Quest'anno - ha notato - abbiamo visto le forze russe compiere alcuni limitati guadagni sul campo di battaglia benché questi progressi, non dimentichiamolo, sono stati costosi". Si parla di "1.000 morti o feriti" al giorno tra i russi. Numeri esorbitanti. Ma evidentemente non sufficienti per fermare il Cremlino. Allora serve un serio check-up, dentro e fuori l'Alleanza. In pubblico e in privato ormai si discute apertamente dell'esigenza di una nuova strategia, anche da parte di Volodymyr Zelensky, che non può continuare a promettere una vittoria totale sempre più irrealistica.
Secondo fonti ben piazzate del Financial Times, Biden potrebbe essersi deciso a far "avanzare" il dossier dell'ingresso dell'Ucraina nella Nato sulla falsariga del modello della Germania Ovest, ammessa nell'Alleanza quando era ancora divisa e occupata dai sovietici. Se ne parla da mesi e potrebbe rientrare in uno scenario più ampio, che comprende il negoziato con Mosca, per arrivare perlomeno ad una tregua nel 2025. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, guarda caso, starebbe pianificando una telefonata con Vladimir Putin (stando ai media tedeschi). Se confermato, sarebbe degno di nota. L'ultimo contatto fra i due risale al dicembre 2022 ed è risaputo il ruolo di pontiere della Germania con la Russia - persino fin troppo, se si presta orecchio alle capitali del fianco est della Nato. Insomma, le notizie che vengono dal fronte vanno ricomposte in un mosaico articolato. Il Cremlino lo sa e sta spingendo sull'acceleratore. Nel mirino ora c'è lo snodo strategico di Pokrovsk: la sua conquista sarebbe d'importanza ben più che simbolica.
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