(di Michele Esposito)
"Il vento è cambiato, e soffia
verso destra". La sintesi di quello che a Bruxelles sta
accadendo sulla migrazione arriva da un alto funzionario Ue che,
sbottonandosi un po' alla vigilia del summit Ue, ha fotografato
così uno scenario ben visibile sin dalle Europee. Ed in questo
contesto Giorgia Meloni ha ampia libertà di azione. Di più. Il
modello Albania, che prevede il trasferimento dei migranti in
hotspot con bandiera italiana ma fuori dai nostri confini,
sembra convincere Ursula von der Leyen, che si prepara ad una
stretta securitaria, con una corposa modifica della direttiva
rimpatri.
Nella lettera che la presidente della Commissione, lunedì in
tarda serata, ha inviato ai leader Ue c'è una sorta di vademecum
dei prossimi passi di Bruxelles sulla migrazione. E c'è
soprattutto, l'endorsement all'iniziativa italo-albanese.
"Abbiamo dato il buon esempio", il protocollo firmato con Tirana
apre "una strada nuova, ma che rispecchia perfettamente lo
spirito europeo", ha spiegato Meloni nelle comunicazioni in
Parlamento. E al Pd che la contestava ha risposto ricordando che
"la quasi totalità dei Paesi membri concordano con queste
politiche, siete voi ad essere isolati". Quasi
contemporaneamente la Commissione spiegava che con le attuali
norme comunitarie il modello Albania non è legalmente
percorribile, ma l'esecutivo Ue "sta esaminando come
regolamentare i rimpatri in Paesi terzi". Non sarà un esame
facile. E l'endorsement di von der Leyen, seppur messo nero su
bianco, per ora è più teorico che pratico. Alla Commissione,
infatti, vogliono prima valutare con attenzione l'operatività
del protocollo con Tirana che, come spiegato dallo stesso
premier Edi Rama ("ho declinato altre richieste"), ha una sua
specificità italiana.
C'è inoltre un'altra faccia della medaglia in questa corsa
alla Fortezza Europa. Ed è il volto di un'Ue ancora divisa,
stretta tra la spinta dei falchi sulla migrazione, i dubbi di
Berlino e Parigi, la resistenza della Spagna. Il dibattito
rischia di sfociare in uno scontro aperto. Le conclusioni
rischiano di ridursi a poche righe solo per evitare che saltino
completamente. Lo stesso riferimento all'attuazione del Patto
sulla migrazione e asilo non trova d'accordo tutti. E a
complicare le cose c'è il fatto che, a presiedere la riunione,
sarà Viktor Orban. "La discussione sulla migrazione sarà il più
delicato", hanno ammesso fonti europee in vista di un vertice
che, sul tavolo, avrà altri temi caldissimi, dall'Ucraina - con
la presenza di Volodymyr Zelensky - alla guerra tra Israele e
Hezbollah. Ma sulla migrazione il dato politico è dirimente. E
dirimente è l'avanzare delle destre in quasi tutti i Paesi
europei, che sta indurendo tutte le posizioni in campo. Non a
caso, tra i 27, l'unica voce apertamente contraria al modello
Albania è quella di Pedro Sanchez. "Siamo contrari ai centri di
deportazione di migranti in Paesi terzi alla Ue", ha scandito il
premier spagnolo rivendicando il successo della politica
migratoria di Madrid.
Le parole di Sanchez coincidono perfettamente con la
posizione dei socialisti, sempre più preoccupati dall'idea che
la migrazione sia uno dei dossier sui quali il Ppe possa fare
asse con i gruppi sovranisti. Ma anche all'interno del Consiglio
europeo i Popolari sono numericamente in netto vantaggio e la
sponda dei governi di destra, come quello italiano, appare
sempre più salda. Anzi, Meloni giovedì passerà all'offensiva.
Con Danimarca e Olanda, l'Italia ha convocato una riunione a
margine del summit Ue con i cosiddetti Paesi like-minded, ovvero
con le cancellerie con le quali si può creare un fronte comune
sulla migrazione. Alla riunione ci saranno una socialista, Mette
Frederiksen, e un premier tecnico, Dick Schoof, che si regge
però sui sovranisti capitanati da Geert Wilders. La riunione è
in via di definizione, come i suoi partecipanti. Sicura è la
partecipazione della Polonia, probabile quella di Austria e
Grecia. La Germania è stata invitata ma difficilmente ci sarà. A
Parigi, al momento, non risultano inviti. E senza l'ok
franco-tedesco qualsiasi ipotesi di hotspot nei Paesi terzi non
può avere vita facile.
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