STRASBURGO - Il governo italiano ha riconosciuto davanti alla Corte europea dei diritti umani di aver violato la libertà sindacale di 1.134 ex guardie forestali a causa del loro trasferimento nelle forze di Polizia a statuto militare, in particolare nell'Arma dei Carabinieri o nella Guardia di Finanza in base al decreto legislativo n. 177 del 19 agosto 2016. Per alcuni di loro Roma ha inoltre riconosciuto di aver violato il diritto a non essere discriminati rispetto ad altri individui che avevano acquisito lo status di militare.
Nei loro ricorsi, arrivati alla Corte tra il dicembre 2019 e il gennaio 2020, le ex guardie forestali hanno sostenuto che l'acquisizione dello status di militare aveva comportato gravi restrizioni al loro diritto alla libertà di associazione, tra cui l'obbligo di subordinare la costituzione di associazioni o circoli militari alla preventiva autorizzazione del Ministro competente, l'impossibilità di aderire ad altre organizzazioni sindacali, il divieto di esercitare il diritto di sciopero e una forma limitata di rappresentanza. Le ex guardie forestali non volevano accettare la proposta fatta dal governo, ma la Cedu ha stabilito che erano obbligate. L'Italia. adesso, dovrà versare a titolo di rimborso delle spese sostenute per la presentazione del ricorso alla Corte, circa 14mila euro in totale.
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