BRUXELLES - La Camera preliminare II della Corte penale internazionale (Cpi) ha rilevato che, non avendo arrestato Putin mentre si trovava sul proprio territorio e non avendolo consegnato alla Corte, la Mongolia non ha ottemperato alla richiesta della stessa Corte di cooperare in tal senso, contrariamente alle disposizioni dello Statuto di Roma, impedendo così a questa istituzione di esercitare le proprie funzioni e i propri poteri. In considerazione della gravità della mancata cooperazione, la Camera ha ritenuto necessario deferire la questione all'Assemblea degli Stati membri. Lo fa sapere la Cpi.
"La Camera - si legge nella dichiarazione diffusa su X - ha ribadito che l'immunità personale, compresa quella dei capi di Stato, non è oppugnabile davanti alla Corte e non è prevista alcuna deroga. Gli Stati parte e quelli che accettano la giurisdizione della Corte hanno il dovere di arrestare e consegnare le persone soggette a mandato di arresto, indipendentemente dalla carica ufficiale o dalla nazionalità". "La Camera ha sottolineato che la Corte opera indipendentemente dal coinvolgimento degli Stati, affrontando gravi crimini internazionali. Ai sensi dell'articolo 86 dello Statuto di Roma, tutti gli Stati parte devono cooperare pienamente con la Corte per sostenere il suo mandato. La Camera ha inoltre ricordato che la Corte svolge funzioni in linea con gli interessi generali della comunità internazionale, esercitando la giurisdizione sui crimini internazionali più gravi, che includono gravi violazioni delle norme fondamentali del diritto internazionale".
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