(di Michele Esposito)
Un nuovo colpo a Ursula von der
Leyen, una frattura con Bruxelles che sembra ormai non avere
alcun margine per una ricomposizione. La visita del premier
ungherese Viktor Orban a Tbilisi a poche ore dalle elezioni che
hanno decretato la vittoria dei filo-russi di Sogno Georgiano e
che l'Ue non ha ancora riconosciuto come legittime è destinata
ad avere ripercussioni ben oltre il Caucaso. Il dossier Georgia
sarà centrale nei prossimi giorni. Ed è stato inserito da
Charles Michel nell'agenda del summit Ue che, fra poco più di
una settimana, si terrà a Budapest proprio sotto la presidenza
di Orban.
Da qui all'otto novembre, giorno del vertice ungherese, l'Ue
rischia di vivere un nuovo cortocircuito. Il premier magiaro,
sul quale pende ancora il congelamento dei fondi Ue, dopo il
redde rationem all'Eurocamera ad inizio ottobre è tornato ad
attaccare frontalmente l'Ue. Si è congratulato, con sospetto
coordinamento con Mosca, con il premier Irakli Kobakhidze ben
prima che i risultati premiassero i filo-russi. Poche ore dopo è
volato a Tbilisi, celebrando delle elezioni "libere e
democratiche". Il governo in Georgia "è eletto dal popolo, non
dall'Ue", ha sottolineato Orban, affermando che, con la vittoria
di Sogno Georgiano, "il Paese non è diventato un'altra Ucraina".
In un crescendo di tensione che ha coinvolto anche il ministro
degli Esteri Peter Szijjaerto, fedele braccio destro, ci ha
pensato il leader magiaro a scagliarsi direttamente contro von
der Leyen e il leader del Ppe, Manfred Weber, gruppo nel quale
siede Peter Magyar, il principale oppositore in patria di
Fidesz. "C'è una cospirazione aperta guidata da von der Leyen e
Weber, hanno ammesso che il loro obiettivo è sostituire il
governo ungherese con un nuovo governo 'Jawohl' (sissignore,
ndr), proprio come quello polacco attuale", ha attaccato Orban.
Parole che inducono Bruxelles a pensare ad una
controffensiva. Il caso Georgia sarà al centro del Comitato
politico e di sicurezza. L'Ue attenderà l'esito dei riconteggi
decretati dalla Commissione elettorale centrale per il 14% dei
seggi elettorali. Poi si muoverà di conseguenza sulla Georgia,
tenendo presente che allontanare il Paese dall'Ue ha degli
effetti collaterali per la stessa Unione.
Rispetto ad Orban von der Leyen aspetta solo che la sua
presidenza finisca e che passi la mano proprio al nuovo nemico
uno del premier ungherese: la Polonia di Donald Tusk.
L'attivazione dell'articolo 7 per disarmare Orban nei consessi
europei è più che mai attuale. Molto, tutttavia, dipenderà da
cosa accadrà martedì negli Usa: una vittoria di Donald Trump
darebbe manforte a Orban e renderebbe più solido e più pervasivo
il suo muoversi in sintonia con la Russia e con quasi tutti gli
avversari dell'Ue sparsi per il mondo.
Nel frattempo i rappresentanti permanenti dei 27 mercoledì si
riuniranno sulla dichiarazione comune del summit Ue dell'8
novembre. Il testo è tutto incentrato sulla competitività -
Mario Draghi interverrà alla riunione - e vede i 27 molto
distanti. La questione Georgia non rasserena certo gli animi. Il
caso Orban, infine, può avere effetti anche sugli equilibri
interni all'Eurocamera, dove il Ppe ha aperto le porte a votare
assieme ai sovranisti, innescando l'ira di socialisti e
liberali. Votare assieme ai Patrioti di Orban, per Weber, forse
sarà un po' più difficile. Mentre dal socialista Nicolas Schmit,
commissario al Lavoro uscente, è arrivato un chiaro
avvertimento: "L'Ue rischia una deriva presidenzialista".
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