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Iter non rapido alla Corte Ue, una fase scritta e una orale

Iter non rapido alla Corte Ue, una fase scritta e una orale

Chiamata a pronuncia pregiudiziale sul decreto sui Paesi sicuri

BRUXELLES, 29 ottobre 2024, 19:45

Redazione ANSA

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La richiesta giunta dal tribunale di Bologna sull'eventuale disapplicazione del decreto legge sui Paesi sicuri collegherà idealmente tre città: il capoluogo emiliano, Roma e Lussemburgo, sede del massimo organo giudiziario europeo. La Corte di Giustizia è chiamata, in questo caso, ad una pronuncia pregiudiziale: i giudici europei rispondono ai dubbi di un tribunale di un Paese sia sulla validità o interpretazione di una normativa comunitaria sia sulla compatibilità di una legge nazionale primaria con il diritto europeo. Ed è quest'ultimo caso a definire l'iniziativa del Tribunale di Bologna.
    La pronuncia pregiudiziale si articola in due fasi. La prima, scritta, prevede che le parti presentino dichiarazioni alla Corte, laddove osservazioni possono anche essere presentate dalle autorità nazionali, dalle istituzioni dell'Ue e talvolta da privati. Tutto ciò viene sintetizzato dal giudice relatore e successivamente discusso durante la riunione generale della Corte, in cui si decide quanti giudici si occuperanno della causa (3, 5 o 15) e se è necessario il parere dell'avvocato generale. Nella fase orale gli avvocati delle parti sono sentiti dai giudici e dall'avvocato generale. Se la Corte ritiene necessario un parere dell'avvocato generale, questo viene fornito alcune settimane dopo l'audizione. Dopo la fase orale i giudici deliberano ed emettono il verdetto.
    I tempi, di prassi, non sono rapidi e possono di frequente scavallare l'anno. Ma la Corte può avviare su un caso specifico la procedura accelerata o quella d'urgenza. Nel caso della definizione di Paese sicuro i tempi non saranno brevi ma potrebbero anche non essere biblici. Il tema è caldissimo e Bruxelles ha già annunciato una direttiva europea sui rimpatri ad hoc entro il giugno del 2025. Nel frattempo, sulla definizione di Paese sicuro continua a valere la direttiva del 2013. Ma la stretta securitaria che coinvolge diversi Paesi membri potrebbe indurre i giudici di Lussemburgo ad accelerare i tempi.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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