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>ANSA-FOCUS/ Ma nell'ora più buia Felipe rilegittima la Corona

>ANSA-FOCUS/ Ma nell'ora più buia Felipe rilegittima la Corona

Gli altri si defilano, lui resta a calmare i contestatori

BRUXELLES, 03 novembre 2024, 20:22

Redazione ANSA

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(di Marcello Campo) Aveva 13 anni, quella notte del 23 febbraio del 1981. Il padre, re Juan Carlos, lo costrinse a stare al suo fianco, nel suo studio, nelle ore drammatiche in cui la Spagna rischiò un nuovo colpo di Stato. Era seduto sul divano mentre il monarca, in diretta tv, dopo la mezzanotte, pronunciava il celebre discorso in cui difendeva la Costituzione e ordinava ai militari il ritiro immediato. Poco dopo Tejero si sarebbe arreso. Insomma, già in quelle ore imparò il mestiere di guidare un Paese in mezzo alla tempesta. E chissà se stamane il sangue freddo con cui Felipe ha saputo affrontare la durissima contestazione degli alluvionati non gli sia arrivato da quell'esperienza.
    Del resto non è sbagliato sottolineare che l'immagine del re, sporco di fango, che avanza a piedi, a Paiporta, mentre attorno a lui volano oggetti e insulti rimarrà nella storia della Spagna moderna. In questo piccolo centro, distrutto dalla piena più grave del secolo, ha probabilmente superato la prova più difficile da quando è salito sul trono, dieci anni fa. Da molto tempo è abituato a subire contestazioni in Catalogna, come nei Paesi Baschi. Ma stavolta è stato diverso: accompagnato solo dalla moglie Letizia, non una nobile ma una ex giornalista della tv pubblica, è riuscito ad evitare il linciaggio e ad ascoltare chi gli urlava la sua rabbia e la sua indignazione per essere stato lasciato solo. In un momento drammatico per tutto il Paese, mentre le autorità politiche nazionali e locali si defilavano, lui, l'ultimo dei Borboni, è diventato l'unico punto di contatto tra i cittadini e le istituzioni, l'unico esponente di Madrid, del potere centrale, "a metterci la faccia", come nota l'Abc, che per onestà è il giornale più monarchico di Spagna.
    Del resto il suo regno, sin dall'inizio, è stato segnato dalle difficoltà: nel giugno 2014 è salito al trono dopo la clamorosa abdicazione del padre, travolto dagli scandali. Era consapevole che l'intera istituzione monarchica godeva di una popolarità al minimo storico: nessuno in Spagna era più disposto a perdonare gli sprechi di denaro di Juan Carlos, i suoi viaggi esotici a spese dei contribuenti, le sue amanti e le sue evasioni fiscali. Per non parlare delle ruberie dell'ex cognato.
    Ma da subito Felipe s'è impegnato a fondo per prendere le distanze da quella famiglia imbarazzante, pur di riavvicinare la Zarzuela alla gente comune. Prima di tutto ha stabilito un regime di trasparenza e di sobrietà, riducendo di molto il budget di corte, quindi ha cercato di togliere polvere all'istituzione, cercando di accompagnare lo sviluppo tumultuoso della società spagnola con accortezza, in punta di piedi.
    Oggi però no. Nella sua giacca sportiva, informale, circondato da ombrelli che lo proteggevano dai lanci di fango, è andato avanti. Con il suo metro e 97 centimetri spiccava tra i contestatori, sapendo che il suo posto era là, che quello era il suo momento, se voleva rilegittimare definitivamente il suo ruolo di simbolo dell'unità nazionale di un Paese sempre più diviso e polarizzato, non solo destra contro sinistra ma centro contro comunità autonome.
   

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