(dell'inviato Michele Esposito)
"L'Ungheria è come l'Italia.
Siamo in una trappola giudiziaria. Per fermare i migranti
bisogna ribellarsi ai giudici". Eccolo, nelle pieghe di un
vertice tutto dominato dall'ombra di Donald Trump, l'assist di
Viktor Orban a Giorgia Meloni. Il leader ungherese lo ha messo
sul piatto quasi a sorpresa, in conferenza stampa, con a fianco
quell'Edi Rama co-protagonista del tanto contestato modello
Albania sui rimpatri. Giocava in casa, Orban. Non poteva non
cogliere al volo l'occasione di proporre "l'immigrazione
clandestina" come uno dei principali problemi dell'Europa. Un
tema sul quale, non a caso, molti sondaggisti sottolineano che
Oltreoceano Trump le elezioni le ha vinte.
Il dossier migranti non era il principale del vertice della
Comunità politica europea ma era in agenda. Occupava uno dei
panel tematici sui quali, a piccoli gruppi, i leader si sono
riuniti nel tardo pomeriggio. Meloni era nel panel. Con Orban,
il premier austriaco Karl Nehammer e, tra gli altri, la
presidente dell'Eurocamera Roberta Metsola e il premier ceco
Petr Fiala. Un panel affidato al centrodestra e alla destra,
insomma. Fonti ufficiali non hanno confermato che Meloni, a quel
tavolo, abbia raccontato delle ultime vicende che, sul caso dei
migranti in Albania, hanno visto governo e magistratura ai ferri
corti. Ci ha pensato Orban a parlare. "Noi abbiamo una
Costituzione e abbiamo alcune leggi basate sulla Costituzione in
materia di immigrazione. Allo stesso tempo, siamo stati ripresi
dalla Commissione e dalla Corte Ue. Hanno deciso che quello che
stiamo facendo non va bene e quindi dobbiamo pagare e dobbiamo
cambiare le leggi", ha sottolineato il premier magiaro.
Raccontando una storia magiara ma anche italiana.
L'uragano Trump, nel duplice vertice di Budapest, ha gettato
un'ombra sul vulcanico tema della migrazione. A dicembre, al
Consiglio europeo formale di Bruxelles, se ne riparlerà eccome.
La Commissione, finora, ha mostrato più di un'apertura ai
rimpatri su modello italiano. Ma, fino a che Bruxelles non
partorirà una nuova direttiva - a giungo 2025, secondo le
previsione - a valere saranno le regole europee del 2013. Che
lasciano alla stretta securitaria poco margine di azione. Al
momento, a Bruxelles si naviga a vista. L'impressione è che, con
Trump alla Casa Bianca, Ursula von der Leyen voglia dare
priorità ad altri dossier. Ma la spinta sovranista si fa
sentire. E Meloni, che von der Leyen ha scelto come
interlocutrice privilegiata nel mondo della destra europea, non
tarderà a tornare alla carica. Trovando, tuttavia, Francia e
Germania su lidi diversi. E la crisi del governo tedesco e
l'effetto domino del ritorno di Trump potrebbero non facilitare
convergenze.
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