(di Valentina Brini)
Afferma di avere ricevuto
"pacche sulle spalle" dai leader europei, ostenta calma davanti
alle offese di Elon Musk, ma sotto la pressione dell'opposizione
per la prima volta apre sulla data delle elezioni anticipate che
quasi tutti in Germania chiedono di tenere al più presto. Molto
prima del marzo da lui prospettato. Olaf Scholz, ormai l'anatra
zoppa d'Europa, ha approfittato del vertice informale Ue a
Budapest per riprendere fiato dopo quarantotto ore ad alta
tensione in patria, segnate dalla caduta della sua coalizione.
Impossibile però ritrarsi alle domande sui tempi del voto: "Il
modo migliore" di procedere, a suo parere, "è discuterne con
calma" tra i partiti per concordare sulle leggi da approvare
entro l'anno - in primis, quella di bilancio - e trovare così
l'intesa sulla mozione di fiducia che aprirà la strada alle
urne. La Cdu però continua a martellare e, calendario 2025 alla
mano, ha già trovato la sua data: lunedì 19 gennaio, alla
vigilia dell'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca.
Tra Bruxelles e Budapest, il messaggio suona come un assioma:
l'Europa, senza una Germania forte, vacilla. Un vuoto di
leadership che si fa sentire ancora di più con il profilarsi
delle sfide in arrivo con la nuova amministrazione statunitense
- che in Berlino ha uno dei suoi bersagli preferiti - e il
vigore della galassia sovranista che, con Alternative fuer
Deutschland, scuote l'opinione pubblica tedesca. "Dobbiamo
aspettarci che gli Stati Uniti diano forte priorità ai loro
interessi. Ed è per questo che in Europa dobbiamo restare uniti
più che mai", ha esortato Scholz cercando anche di minimizzare
l'insulto ricevuto su X da Musk, che lo aveva apostrofato come
"uno stupido", riferendo di non essersene "nemmeno accorto". La
stoccata l'ha lasciata assestare alla sua portavoce, che da
Berlino ha replicato: "Su X c'è libertà per gli stupidi".
Il primo ostacolo all'unità per il Kanzler però è interno:
collassata la coalizione semaforo con la cacciata dell'ex
ministro delle Finanze, il liberale Christian Lindner, l'arco
politico della prima economia continentale - sull'orlo della
recessione - è segnato da divisioni senza precedenti. "Molti tra
i leader Ue hanno esperienza di governi di coalizione e sanno
che è sempre più difficile" formarli e farli funzionare, ha
osservato Scholz, rivendicando la "solidarietà collegiale"
ricevuta dagli omologhi. Andare alle urne è comunque la sola via
possibile per Berlino: per questo, ha concesso, serve "un
dibattito calmo" sui testi da approvare insieme alla Cdu del
nemico Friedrich Merz prima della pausa natalizia. Una leva
usata dal cancelliere come moneta di scambio per "rispondere
alla domanda su quando sarà il momento giusto" per il voto di
fiducia e le elezioni.
Al suo rientro in patria Scholz troverà un Paese già in piena
campagna elettorale, sintetizzata dal titolo dell'editoriale del
caporedattore della Bild: "Cancelliere, ceda!". Secondo un
sondaggio dell'emittente pubblica Ard, due terzi dei tedeschi
vorrebbero andare alle urne senza ulteriore indugio. E la
pressione di Merz, onnipresente sui media, non si arresta: la
fiducia, continua a ripetere, dovrebbe tenersi già il 13
novembre e le elezioni il 19 gennaio. Il cancelliere per il
momento non cede, deciso a guadagnare tempo per una corsa alla
cancelleria più che mai in salita. I pronostici sono severi
anche sul piano personale: oltre alla sua Spd data intorno al
15% - lontana anni luce dalla Cdu al 34% e dietro all'AfD al 20%
-, secondo un sondaggio diffuso da Rtl il 57% dei tedeschi
vorrebbe il ministro della Difesa, Boris Pistorius, come
candidato di punta al posto suo.
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