BUDAPEST - "L'Ungheria è come l'Italia. Siamo in una trappola giudiziaria. Per fermare i migranti bisogna ribellarsi ai giudici". Eccolo, nelle pieghe di un vertice tutto dominato dall'ombra di Donald Trump, l'assist di Viktor Orban a Giorgia Meloni. Il leader ungherese lo ha messo sul piatto quasi a sorpresa, in conferenza stampa, con a fianco quell'Edi Rama co-protagonista del tanto contestato modello Albania sui rimpatri. Giocava in casa, Orban. Non poteva non cogliere al volo l'occasione di proporre "l'immigrazione clandestina" come uno dei principali problemi dell'Europa. Un tema sul quale, non a caso, molti sondaggisti sottolineano che Oltreoceano Trump le elezioni le ha vinte. Il dossier migranti non era il principale del vertice della Comunità politica europea ma era in agenda. Occupava uno dei panel tematici sui quali, a piccoli gruppi, i leader si sono riuniti nel tardo pomeriggio. Meloni era nel panel. Con Orban, il premier austriaco Karl Nehammer e, tra gli altri, la presidente dell'Eurocamera Roberta Metsola e il premier ceco Petr Fiala. Un panel affidato al centrodestra e alla destra, insomma.
Fonti ufficiali non hanno confermato che Meloni, a quel tavolo, abbia raccontato delle ultime vicende che, sul caso dei migranti in Albania, hanno visto governo e magistratura ai ferri corti. Ci ha pensato Orban a parlare. "Noi abbiamo una Costituzione e abbiamo alcune leggi basate sulla Costituzione in materia di immigrazione. Allo stesso tempo, siamo stati ripresi dalla Commissione e dalla Corte Ue. Hanno deciso che quello che stiamo facendo non va bene e quindi dobbiamo pagare e dobbiamo cambiare le leggi", ha sottolineato il premier magiaro. Raccontando una storia magiara ma anche italiana. L'uragano Trump, nel duplice vertice di Budapest, ha gettato un'ombra sul vulcanico tema della migrazione. A dicembre, al Consiglio europeo formale di Bruxelles, se ne riparlerà eccome. La Commissione, finora, ha mostrato più di un'apertura ai rimpatri su modello italiano. Ma, fino a che Bruxelles non partorirà una nuova direttiva - a giungo 2025, secondo le previsione - a valere saranno le regole europee del 2013. Che lasciano alla stretta securitaria poco margine di azione. Al momento, a Bruxelles si naviga a vista. L'impressione è che, con Trump alla Casa Bianca, Ursula von der Leyen voglia dare priorità ad altri dossier. Ma la spinta sovranista si fa sentire. E Meloni, che von der Leyen ha scelto come interlocutrice privilegiata nel mondo della destra europea, non tarderà a tornare alla carica. Trovando, tuttavia, Francia e Germania su lidi diversi. E la crisi del governo tedesco e l'effetto domino del ritorno di Trump potrebbero non facilitare convergenze.
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