(di Michele Esposito)
Dopo la rottura, gli attacchi
reciproci e la sensazione di essere sull'orlo del baratro, a
Bruxelles è giunta l'ora della riflessione. Ursula von der
Leyen, in partenza per il G20 in Brasile, tornerà solo martedì
mattina in Belgio, alla vigilia di quello che, all'Eurocamera,
considerano ormai come un nuovo D-Day: il 20 novembre, quando
Teresa Ribera parlerà al Parlamento spagnolo sulla Dana e a
Bruxelles si riunirà la conferenza dei capigruppo. Fino ad
allora una ricucitura tra Ppe e socialisti sembra difficile.
Anzi, questi ultimi hanno ormai alzato il tiro del loro
attacchi, spostando il mirino da Raffaele Fitto a Manfred Weber
e alla presidente della Commissione.
"Lo stallo politico l'hanno creato i popolari che in
Parlamento stanno cercando di allargare strutturalmente la
maggioranza alla destra nazionalista. Il problema l'hanno creato
Weber e von der Leyen", ha spiegato Elly Schlein, dando così un
chiaro indizio della linea socialista. "Il problema - ha
rimarcato la leader del Pd il giorno dopo l'intervento di Sergio
Mattarella - non è Fitto. Noi non abbiamo mai messo in
discussione un portafoglio di peso all'Italia". Parole che
Schlein avrebbe voluto dire anche a Giorgia Meloni, che da
giorni la chiama in causa. "Ieri a mezzogiorno l'ho chiamata per
chiederle perché è da una settimana che mi attribuisce cose che
non ho mai fatto e che non ho mai detto. Non mi ha risposto. Sa
perché? Perché poche ore dopo doveva andare a fare campagna
elettorale a Perugia dicendo che non rispondo", ha attaccato la
segretaria dem. Schlein però ha parlato del portafoglio
dell'italiano, non della carica di vicepresidente esecutivo. E
forse non è un caso perché assegnando a Fitto un ruolo apicale,
secondo i socialisti, si aprirebbe formalmente alle destre.
L'altra faccia del problema, le riserve dei popolari su
Teresa Ribera, è stata invece al centro di un lungo incontro a
Monaco di Baviera tra il ministro degli Esteri Antonio Tajani e
Weber. "Per il bene dell'Europa è cruciale fare in modo che
parta immediatamente la nuova Commissione: fermarla sarebbe un
grande errore", ha sottolineato il titolare della Farnesina,
ribadendo tuttavia di essere in linea con Weber nel sostenere
gli spagnoli del Partido Popular nella loro offensiva contro
Ribera. Certo, se la spagnola uscirà indenne dall'audizione alle
Cortes di Madrid Fi non si opporrà nel votarla. Fare il
contrario significherebbe bloccare definitivamente la
commissione e portare von der Leyen alle dimissioni. Prospettiva
che al momento non ha grandi proseliti a Bruxelles, non tanto
per la figura di von der Leyen ma per la necessità, sentita da
tutti, di avere una Commissione in carica al più presto,
certamente prima dell'insediamento di Donald Trump. "Il mondo
non aspetta", ha avvertito il commissario all'Economia Paolo
Gentiloni.
Se il Ppe abbasserà le armi di fronte a Ribera, il
compromesso sarebbe molto più vicino. E' probabile che sia la
candidata di Sanchez sia Fitto arrivino al terzo scrutinio nelle
commissioni chiamate a votarli. E Fitto potrebbe passare anche
senza l'appoggio dei socialisti. L'impressione è che la
trattativa riguardi comunque tutto un unico pacchetto, incluso
il candidato Oliver Varhelyi, che S&D e liberali vorrebbero
privare della delega alla salute riproduttiva. A muoversi, per
blindare il nuovo compromesso, dovrebbero essere comunque i
leader. Potrebbero affrontare il dossier in Brasile, dove
saranno presenti Meloni, Olaf Scholz, Emmanuel Macron e Pedro
Sanchez. Oltre a von der Leyen. La presidente della Commissione
è chiamata comunque a fare una mossa, escludendo magari per
iscritto qualsiasi allargamento a destra. O almeno alle destre
estreme, visto che una parte di Ecr, con Fitto in squadra,
voterà per il bis di von der Leyen alla plenaria del 27
novembre. Al contrario, sia per Weber che per la presidente
della Commissione, essere meno netti su questo fronte potrebbe
essere fatale.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA