(di Mattia Bernardo Bagnoli)
"È tempo per l'Ue di assumersi
le sue responsabilità strategiche e rafforzare il sostegno
all'Ucraina: la storia ci giudicherà". L'alto rappresentante
Josep Borrell ha chiuso (probabilmente) l'ultimo Consiglio
Affari Esteri della sua carriera incoraggiando i 27 a non
mettere la testa sotto la sabbia, perché Vladimir Putin "non ha
intenzione di negoziare" ma al contrario mira all'escalation per
"conquistare e soggiogare" Kiev. Peccato che sui missili l'Ue
tentenna, con le note divisioni nelle posizioni, nonostante la
svolta di Joe Biden.
"Gli Usa hanno autorizzato l'uso dei loro missili fino a 300
chilometri all'interno del territorio russo", ha notato Borrell.
"Meglio che niente ma non mi pare una distanza molto profonda".
Berlino ribadisce che non fornirà i Taurus, Parigi si limita a
far sapere che l'opzione è aperta, Roma - attraverso il ministro
degli Esteri Antonio Tajani - afferma che la posizione "non
cambia": le armi italiane si possono solo usare all'interno del
territorio ucraino. A Varsavia è attesa una riunione del
'triangolo di Weimar' in un inedito formato allargato - Francia,
Germania, Polonia più Regno Unito, Spagna, Italia, Ucraina e Ue,
alla presenza della nuova alta rappresentante Kaja Kallas - e,
stando ad un'alta fonte diplomatica, la questione sarà trattata
nuovamente. Mentre l'Ucraina è martoriata dai raid russi che
mietono ancora vittime, c'è chi in Europa contesta la linea fin
troppo prudente adottata finora nei confronti di Mosca.
"La strategia della de-escalation è fallita, ora ne serve
un'altra, basata sulla forza, come chiesto dai Paesi Baltici e
da altri, inclusa l'Ucraina", ha dichiarato il ministro degli
Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis. "Quindi armi a Kiev, la
rimozione di tutte le restrizioni e un piano basato sulla
vittoria, in modo che le telefonate a Putin abbiano senso,
perché ora non ce l'hanno". Sul punto anche l'omologo ucraino,
Andrii Sybiha, ha bacchettato Olaf Scholz. "Dobbiamo restare
saldi: nessun allentamento dell'isolamento internazionale della
Russia, nessun appeasement all'aggressore, nulla sull'Ucraina
senza l'Ucraina", ha esortato in collegamento col Consiglio,
elogiando poi il 'modello danese', ovvero gli investimenti per
la produzione in lodo, in Ucraina, degli armamenti che servono
allo sforzo bellico.
Il Consiglio Difesa si appresta ad affrontare il tema degli
aiuti militari - prenderà parte anche il segretario generale
della Nato Mark Rutte - ma nel mentre una fonte europea rivela
che si sta già "lavorando" all'esborso della "seconda tranche di
finanziamenti proveniente dagli extra profitti degli asset
russi" immobilizzati in Europa: sono 1,9 miliardi di euro e
saranno disponibili a marzo-aprile 2025. Una parte seguirà
proprio il modello danese. Certo, su ogni cosa incombe il
ritorno di Donald Trump. "Cinque anni fa, al mio primo Consiglio
Esteri, avevamo in agenda l'Ucraina, il Medio Oriente e le
nostre relazioni con gli Usa", ha notato Borrell, evidenziando
come siano gli stessi temi di oggi, sebbene con "una prospettiva
totalmente diversa".
"Se l'Ue vuole contare deve essere più unita e prendere le
decisioni più rapidamente: il mondo non va in una buona
direzione", ha ammonito stilando un bilancio di fine mandato. In
Ucraina men che meno.
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