(di Michele Esposito)
Un patto scritto per delimitare
all'interno dei confini europeisti l'azione della maggioranza
Ursula. Dopo giorni di tensioni, attacchi reciproci e trattative
semi-segrete, popolari, socialisti e liberali sono vicini a
sbloccare l'impasse sui sei candidati vicepresidenti della
futura Commissione europea. Su Raffaele Fitto e Teresa Ribera,
innanzitutto, divenuti nel giro di una manciata di giorni una
sorta di vaso di Pandora di tutte le debolezze interne ad una
maggioranza che, rispetto alla passata legislatura, appare
comunque fragile.
Il negoziato per sbloccare lo stallo è corso sulla rotta Rio
De Janeiro-Bruxelles. Nella città carioca, a margine del G20, i
leader Ue e Ursula von der Leyen hanno avuto modo di affrontare
la questione. E il premier spagnolo Pedro Sanchez ha aperto alla
possibilità di votare il candidato italiano. La mossa di Sanchez
è stata il grimaldello per sbloccare lo stallo, ma non è
bastato. Lunedì sera i tre capigruppo della maggioranza, Manfred
Weber, Iratxe Garcia Perez e Valerie Hayer si sono visti per
aprire il tavolo della trattativa. Al centro l'ipotesi di
elaborare un patto scritto che ricalchi il programma già
enunciato da von der Leyen ma, soprattutto, che allontani
l'ipotesi di un'asse tra il Ppe e le destre. A corroborare
l'accordo ci sarebbero due elementi: attendere che Ribera
riferisca sulle alluvioni di Valencia alle Cortes spagnole prima
di darle il via libera e assottigliare le deleghe del terzo pomo
della discordia, il candidato ungherese Oliver Varhelyi.
Giochi conclusi? Nient'affatto. Perché il problema della
maggioranza Ursula è la sua fragilità interna. A pesare sono i
contesti politici nei singoli Stati membri. Nei socialisti la
delegazione francese e quella tedesca sono le più battagliere:
non hanno candidati commissari da difendere e si preparano alle
proprie campagne elettorali, che nel caso della Germania sarà a
strettissimo giro. Il Ppe deve fare i conti con gli spagnoli del
Partido Popular: la loro opposizione a Ribera è feroce e
potrebbe portarli a smarcarsi perfino dal voto a von der Leyen
il 27 novembre nel caso la candidata di Sanchez ottenga luce
verde. "Al momento sulla Commissione con i liberali e i
socialisti non c'è accordo", ha sottolineato Weber in tarda
serata, dopo una riunione del gruppo intrisa di malumori, e
prima di tornare a vedere Garcia Perez e Hayer. Ma è lo stesso
leader popolare a non disdegnare il continuo alzare la posta del
suo gruppo, complice il rapporto ormai ai minimi con i
socialisti.
In caso di conclusione positiva della trattativa notturna,
mercoledì mattina ciascun leader presenterebbe al proprio gruppo
il patto di coalizione. Nel frattempo, a mezzogiorno, Ribera è
chiamata ad intervenire al Parlamento spagnolo. Subito dopo
l'accordo potrebbe finalmente essere ufficializzato. Il come,
resta un mistero. All'Eurocamera si parla di una foto dei tre
leader della maggioranza insieme o perfino di una conferenza
stampa. Il via libera - con i 2/3 e senza andare allo scrutinio
segreto - ai sei vicepresidenti scatterebbe nelle ore
successive. Ma, come spiegano fonti parlamentari, l'accordo è
solo sui vicepresidenti e non sul voto finale, in Plenaria,
all'intera Commissione. Non è escluso che, rientrata dal
Brasile, intervenga anche von der Leyen. Il suo silenzio
indispettisce i più, all'Eurocamera.
Il rischio che Ursula parta azzoppata è comunque concreto. Di
prima mattina due ex premier italiani e due simboli dell'Europa
unita, come Romano Prodi e Mario Monti, hanno lanciato un
appello congiunto. "In questo momento, con le enormi sfide che
l'Unione Europea deve fronteggiare ad Est e ad Ovest, confidiamo
che davanti a candidati qualificati come Teresa Ribera o
Raffaele Fitto non prevalgano le tensioni intestine, in
particolare tra i gruppi considerati più europeisti quali i
popolari e i socialisti", hanno scritto. Ma il loro monito,
comunque vada a finire la trattativa sulle nomine, potrebbe
finire inascoltato.
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