"Questa strage si poteva
evitare, non è stato giusto farli morire a 80 metri dalla riva,
per noi ormai il mare è morte e tristezza. Poi c'è stato il
decreto. Potevano chiamarlo decreto Meloni, invece s'è chiamato
decreto Cutro: è un marchio brutto che ci porteremo dietro per
sempre. Ora spero che l'Europa riesca a fare qualcosa per
evitare queste morti in mare". Ha le lacrime agli occhi, ma è
lucidissimo Gaetano Rossi, uno dei volontari della Protezione
civile di Cutro, mentre racconta, con la sua divisa di operatore
per l'emergenza, in una sala del Parlamento europeo, quello che
visto la maledetta mattina del 27 febbraio, poche ore dopo il
naufragio di un caicco che provocò la morte di 94 persone, tra
cui 35 bambini e un ancora imprecisato il numero dei dispersi.
Un momento dedicato alla memoria organizzato da Lucia
Annunziata, europarlamentare eletta con il Pd, al quale ha
partecipato anche Nicola Zingaretti, insieme a una folta
delegazione proveniente dalla Calabria, tra soccorritori e
amministratori locali e alcuni sopravvissuti.
"I soccorsi sono arrivati tardi. Sono arrivato sulla
spiaggia alle 8,30, ma era già successo tutto alle 4,30. Ricordo
le prime sacche bianche, i primi corpi, anche quello di un
bambino piccolo". E scoppia a piangere. Poi trova la forza per
proseguire: "Sono sicuro che se Frontex ci avesse avvisato prima
si sarebbero potuti salvare almeno la metà. Erano tutti giovani:
scappavano dai loro paesi. Stavano in mare da 5 giorni in mare,
con solo grissini e tonno, malnutriti, non potevano avere la
forza di nuotare con il mare freddissimo. I primi sopravvissuti
appena è arrivata l'ambulanza hanno abbracciato il motore per il
freddo che c'era. A Cutro tutta la popolazione è andata sulla
spiaggia, che cercava di dare una mano. Siamo un popolo che ha
sempre accolto tutti".
La stragrande maggioranza dei sopravvissuti ha lasciato
l'Italia: "E' il segno - aggiunge Gaetano Rossi - che in Italia
non c'è una politica di accoglienza per questa gente". Su questo
punto batte anche il responsabile dell'associazione
sopravvissuti di Cutro, Shiri Alidad: "Sono tutti andati in
Francia, Germania, Belgio, hanno una vita un lavoro. Però
mancano le leggi europee per i congiungimenti familiari. Oggi è
il giorno dell'Infanzia e vorrei ricordare qui a Bruxelles i 35
bimbi persi in quella strage. Tra gli 11 dispersi c'era mio
cugino di 17 anni. Aveva un sogno. Tutti avevano un sogno di
vita, di libertà. Molti scappavano dai talebani. Incontrai una
signora: mi raccontò che era dovuta scappare dall'Afghanistan
perchè era una donna istruita. Era dovuta andare via pagando i
trafficanti perchè non aveva un passaporto".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA