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Resistenza iraniana al Pe, 'una piattaforma per Teheran libera'

Resistenza iraniana al Pe, 'una piattaforma per Teheran libera'

Rajavi, 'regime può finire, un cambio democratico è possibile'

BRUXELLES, 20 novembre 2024, 15:27

Redazione ANSA

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"Il bellicismo e il terrorismo del regime può terminare. Un cambio democratico non è raggiungibile è può essere guidato dal popolo iraniano e della Resistenza". E' quanto ha sottolineato Maryam Rajavi, presidente del Consiglio nazionale della resistenza iraniana, presentando al Parlamento europeo, assieme ai vertici dei Mujaheddin del popolo, una piattaforma per un "Iran libero".
    Nella piattaforma presentata da Rajavi si sottolineano alcuni "elementi chiave per raggiungere l'obiettivo: "il profondo discontento della popolazione iraniana; l'agenda del Consiglio Nazionale della Resistenza, che promuove la libertà di espressione, i diritti delle donne, la separazione della Chiesta dallo Stato, l'eguaglianza tra i sunniti e gli sciiti; il fatto che fanno parte del Consiglio molte famiglie delle 100mila vittime morte per la libertà in Iran". Rajavi ha anche sottolineato "l'esteso supporto globale alla piattaforma" della Resistenza iraniana, nel quale figurano "34 corpi legislativi europei e americani, diversi Paesi arabi e una dichiarazione firmata da 137 ex leader del mondo e 80 premi Nobel". Nella piattaforma i Mujaheddin del Popolo prevedono che, dopo il rovesciamento del regime, sia stabilito un governo provvisorio di 6 mesi, prima dell'organizzazione di elezioni per un'Assemblea Costituente. Quest'ultima, si legge nel testo, dovrà formare un nuovo governo con un mandato di due anni e mezzo, che avrà l'incarico di indire un referendum per l'approvazione della nuova Costituzione. "La dittatura sostiene che non ci sia alternativa" in Iran ma "è una totale bugia.
    Un'alternativa c'è e non ci sarà posto per il caos. milioni di iraniani che vivono all'estero ritorneranno in Iran. Il regime sostiene che l'Iran ne risulterebbe frammentato, ma anche questa è una bugia. I nostri compagni dal Kurdistan al Beluchistan cercano diritti, non la secessione", ha concluso Rajavi.
   

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