(di Mattia Bernardo Bagnoli)
Il primo dicembre - salvo
ulteriori psicodrammi al Parlamento Europeo - la nuova
Commissione europea entrerà in carica e verrà capovolta la
clessidra: 100 giorni passano in fretta e Ursula von der Leyen
avrà subito diverse crisi da affrontare, dopo la lunga fase di
transizione iniziata l'estate scorsa con le elezioni europee.
Per prima cosa il capitolo difesa e sicurezza: le guerre in
Ucraina e Medio Oriente impazzano, con il rischio dell'ennesima
escalation con Mosca. Poi l'economia, stretta fra il Green Deal
da portare avanti e l'urgenza di arginare il crollo della
competitività nel Vecchio Continente. Il tutto all'ombra
dell'incognita-Trump.
L'ex presidente Usa tornerà infatti alla Casa Bianca nel
gennaio del 2025, poco più di un mese dopo il varo della
Commissione. Che si tratti del sostegno a Kiev, del rapporto con
la Cina, dello scambio commerciale con gli Stati Uniti stessi (a
rischio dazi) o del futuro della Nato, dunque la quintessenza
della Difesa europea, ogni cosa può cambiare. Resta poi da
vedere quale maggioranza darà vita al von der Leyen 2.0 alla
plenaria di Strasburgo del 27 novembre: l'Eurocamera, nel suo
ruolo di co-legislatore, ha voce in capitolo su molti dossier e
dunque è importante che si trovi una certa agibilità operativa,
pena l'instabilità politica. Ciò posto, vi sono alcuni punti
fermi, perlomeno stando a quanto già annunciato dalla presidente
della Commissione negli ultimi mesi.
Nei primi 100 giorni, ad esempio, si è impegnata a presentare
il Clean Industrial Deal. In pratica è il riciclaggio del Green
Deal in chiave realista. L'Europa, ha promesso von der Leyan nel
suo discorso di conferma, si deve "decarbonizzare e
industrializzare" allo stesso tempo. La nuova rotta è dunque
"conciliare la protezione del clima con un'economia prospera" e,
allo stesso tempo, "ridurre i costi dell'energia", investendo
sulle rinnovabili (e probabilmente il nucleare), sia per
guadagnare competitività sia per ammansire l'inflazione e
aumentare il potere d'acquisto degli europei. E vista la
differenza nelle posizioni degli Stati membri, nonché delle
varie famiglie politiche, non sarà facile trovare il giusto
equilibrio tra ambizione e fattibilità.
Passiamo alla sicurezza. Se l'obiettivo dei prossimi cinque
anni è arrivare all'Unione della Difesa, con un mercato unico
dell'industria bellica, l'alto rappresentante Kaja Kallas e il
commissario alla Difesa e allo Spazio Andrius Kubilius avranno
anche loro 100 giorni di tempo per proporre sul tema un 'libro
bianco' europeo. Ovvero una strategia d'indirizzo per tenere
insieme le varie necessità, sia operative - von der Leyen ha
parlato di uno "scudo missilistico Ue" - che legislative. Qui le
risorse (quali?) saranno decisive e già s'intravede lo scontro
fra chi chiede gli eurobond e chi non ne vuole sentir parlare.
Le elezioni in Germania si terranno proprio verso la fine dei
100 giorni e molto, su questo dossier in particolare ma sulla
linea della Commissione in generale, dipenderà dal loro esito.
A margine, ma non meno importante, la migrazione. La
Commissione ha promesso un "approccio comune sui rimpatri" e i
leader, al Consiglio Europeo dello scorso ottobre, hanno chiesto
di presentare "con urgenza" una direttiva. Considerando
l'attenzione che c'è ormai nella maggioranza delle capitali, non
sarebbe una sorpresa se l'iniziativa rientrasse nel primo sprint
dell'esecutivo.
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